Le nuove analisi sui reperti e le parole dell’ex comandante dei Ris
Luciano Garofano, già a capo dei Ris di Parma, è tornato a pronunciarsi sul caso Garlasco, uno dei più discussi nella cronaca giudiziaria italiana degli ultimi anni. Oggi impegnato come consulente della procura di Genova sul “delitto del trapano”, durante un’udienza ha voluto commentare gli esiti delle recenti analisi genetiche sui reperti del delitto di Chiara Poggi.
Nessuna traccia estranea sul luogo del delitto
I primi risultati delle nuove analisi, effettuate su reperti rimasti inutilizzati dal 2007, sembrano confermare ciò che si ipotizzava: non è emersa alcuna traccia di Dna diverso da quello della vittima. Sui resti di cibo e nei rifiuti prelevati dalla villetta di Chiara non è stato rinvenuto alcun profilo genetico esterno, nessun elemento che possa suggerire la presenza di terze persone o aprire nuovi scenari investigativi.
Lo stupore per la diffusione immediata dei risultati
Garofano ha espresso sorpresa per la rapidità con cui queste informazioni sono diventate di dominio pubblico. “Non mi aspettavo che i dati emergessero subito, si tratta delle prime analisi e non comprendo come siano trapelate”, ha dichiarato, evidenziando come l’efficacia delle tecniche genetiche attuali confermi risposte che, a suo avviso, erano già prevedibili anche a distanza di diciotto anni dai fatti.
“Nessuna presenza diversa era prevedibile”
Analizzando i rapporti tra Chiara e Alberto Stasi, Garofano ha ribadito che era logico aspettarsi che gli oggetti rinvenuti fossero collegati alla loro vita quotidiana. “I risultati hanno semplicemente certificato che non c’erano altre presenze”, ha affermato, invitando comunque a considerare che “serviranno ulteriori accertamenti per completare il quadro”.
In merito alla posizione di Andrea Sempio, amico del fratello della vittima, Garofano ha sottolineato di non aver mai realmente considerato la possibilità che potesse aver lasciato tracce di Dna se non a causa di una possibile contaminazione legata alla frequentazione dell’abitazione, escludendo di fatto ipotesi alternative di rilievo investigativo.
La questione dei reperti non analizzati all’epoca
Garofano ha affrontato anche il tema delle critiche sulla mancata analisi di alcuni reperti al tempo dell’omicidio, spiegando che durante i sopralluoghi si valuta sempre l’importanza investigativa di ogni oggetto sequestrato. Con un tono deciso, ha dichiarato: “Sono contento che ora siano emersi risultati chiari, così qualcuno smetterà di sostenere che i reperti siano stati rovinati impedendo di arrivare alla verità”. Per lui, la responsabilità di Alberto Stasi resta una certezza.
Un messaggio all’opinione pubblica: “Basta fantasie”
Concludendo, Garofano ha invitato a interpretare i risultati nel contesto corretto, evitando suggestioni che alimentano false speranze di svolte clamorose nel caso. “Altrimenti, come sta accadendo in questi giorni, si dà spazio a illusioni e congetture che non aiutano né la giustizia né chi segue queste vicende”, ha osservato, spegnendo ogni ipotesi di un’imminente revisione giudiziaria basata su elementi inediti.
Un caso che non smette di attirare l’attenzione
In un momento in cui l’interesse mediatico sul caso Garlasco si è riacceso, le parole di Garofano arrivano a chiudere ogni spiraglio verso nuovi ribaltamenti, riportando l’attenzione sulla solidità delle indagini condotte, anche alla luce delle nuove analisi, e ribadendo che, per lui, la verità su quanto accaduto a Chiara Poggi è già emersa da tempo.