Un dialogo tra amici svela vecchie ferite
Durante una conversazione intensa e sincera con Luca Toni, suo amico di vecchia data e compagno di mille battaglie calcistiche, Francesco Totti ha deciso di riaprire alcuni capitoli importanti della sua vita sportiva e personale. I due hanno rivissuto l’emozione del trionfo mondiale a Berlino nel 2006, ma anche momenti più oscuri, segnati da errori, rabbia e fragilità. L’ex numero 10 della Roma ha parlato senza filtri, alternando sorrisi nostalgici a riflessioni amare.
Gli episodi che hanno segnato una carriera
Tra le memorie emerse, non poteva mancare il famoso sputo a Christian Poulsen, che Totti ha definito “un gesto che non si dovrebbe mai vedere in campo”, e l’episodio con Mario Balotelli, al quale ha successivamente chiesto scusa: “Per fortuna l’ho mancato”, ha commentato con un mezzo sorriso. Tuttavia, il ricordo che più lo tormenta è quello di un Roma-Siena del 2005, in cui la rabbia esplose in modo inaspettato.
Quel pugno che nascondeva molto più
Era il 17 aprile 2005. La Roma stava vivendo una fase difficile e Totti, pur essendo nel pieno della sua maturità calcistica, attraversava un periodo personale complicato. In quella partita contro il Siena, l’ex difensore Francesco Colonnese – ormai a fine carriera – ricevette un pugno da Totti che lasciò tutti sorpresi. Un gesto impulsivo, apparentemente inspiegabile.
L’offesa che ha acceso la miccia
Solo oggi, a distanza di vent’anni, Totti ha svelato cosa si nascondeva dietro quel pugno. Non fu solo frustrazione sportiva: Colonnese, con cui aveva condiviso anni di spogliatoio alla Roma, gli rivolse una frase che colpì dritto al cuore. “Cristian non è tuo figlio”, gli disse. Un colpo basso, tanto più doloroso perché all’epoca la gravidanza di Ilary Blasi non era ancora di dominio pubblico, anche se tra gli addetti ai lavori già circolavano voci.
Il racconto di Totti: “Lì ho perso la testa”
“È stato l’unico vero pugno in faccia che ho dato in carriera”, ha confidato Totti. “Con Colonnese c’era un rapporto, avevamo giocato insieme, uscivamo la sera. Ma in quella partita mi ha preso a botte, e poi mi ha detto quella frase. Non ci ho più visto. Mi sono girato e l’ho colpito d’istinto”. La reazione costò cinque giornate di squalifica, una delle più pesanti della sua carriera. Ma ciò che rimase davvero impresso fu il dolore umano dietro quel gesto.
La famiglia come punto debole e forza vitale
Per Totti, la famiglia è sempre stata una roccia. Toccarla, specialmente in un momento così delicato come la gravidanza del suo primo figlio, significava superare ogni limite. Già nel 2005, senza rivelare il contenuto esatto dell’offesa, lasciò intuire quanto fosse grave: “È stato come una pugnalata. Ho reagito male, ma sono stato ferito profondamente come uomo, padre e marito”.
Oggi, un ricordo che fa ancora male
A distanza di tempo, la rabbia si è trasformata in consapevolezza. Totti parla con amarezza, ma senza più rancore. “Ho perso il controllo”, ammette. Ma quel momento, più che un gesto da calciatore, svela il lato più umano di un uomo che ha sempre vissuto con il cuore in mano. E a volte, anche i campioni possono cedere all’emozione quando viene toccato ciò che hanno di più caro.