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Vita nel bosco, la voce della madre: “Questa è la scelta per i nostri figli”

Una vicenda che scuote l’opinione pubblica

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Il caso dei tre bambini sottratti ai genitori e trasferiti in una casa famiglia continua ad accendere il dibattito. I piccoli vivevano in un rudere isolato tra i boschi, insieme al padre Nathan Trevillion e alla madre Catherine Birmingham. È stato il tribunale dell’Aquila a disporre l’allontanamento, ritenendo inadeguate le condizioni di vita. Il provvedimento ha sollevato reazioni contrastanti tra istituzioni, opinione pubblica e politica, alimentando polemiche e interrogativi.

Il messaggio della madre: “Io non me ne vado”

Dopo le prime dichiarazioni del padre, che aveva difeso lo stile di vita alternativo della famiglia, è ora la madre a intervenire. Catherine Birmingham rompe il silenzio in un’intervista, parlando con tono fermo e visibilmente provato. Racconta di aver rivisto i bambini nella struttura dove ora si trovano: “Erano euforici in modo strano, e lo interpreto come segno della loro tensione interiore. Vogliono tornare a casa. Io resto qui, non li abbandono”.

La donna può vedere i figli soltanto in due momenti della giornata: durante la colazione e la sera, prima che si addormentino.

Difesa del loro stile educativo: “Niente scuola tradizionale”

Birmingham non rinuncia a sostenere il modello pedagogico scelto per i propri figli. Con convinzione ribadisce che non li iscriveranno a una scuola convenzionale: “Continueremo con un apprendimento libero, basato sulla relazione familiare e sul contatto con la natura. Si chiama unschooling, stimola la parte creativa del cervello e rende i bambini più consapevoli”.

Nei giorni precedenti, il padre aveva ventilato la possibilità che, se la situazione non si fosse risolta, la madre avrebbe potuto riportare i figli in Australia, suo Paese d’origine.

Reazioni politiche e istituzionali: uno scontro acceso

Il caso è ormai diventato terreno di scontro anche tra forze politiche. Il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha definito l’intervento “un gesto doloroso e delicato”, annunciando verifiche. Matteo Salvini è stato ancora più netto, parlando apertamente di “sequestro” e dichiarando la sua intenzione di recarsi in Abruzzo per approfondire la questione.

Anche i servizi sociali sono finiti sotto accusa. Ma l’Associazione nazionale magistrati ha difeso la scelta del tribunale, spiegando che si basa su “analisi tecniche e dati oggettivi: tutela della salute, sicurezza, diritto all’istruzione e alla socializzazione”.

La battaglia legale continua

Il legale dei genitori, Giovanni Angelucci, sta preparando il ricorso. Secondo lui, i bambini sono regolarmente vaccinati, vivono in un ambiente familiare accogliente e certificato, e non sussistono motivi validi per la loro separazione forzata.

Nel frattempo, i tre piccoli restano ospiti della casa famiglia, dove possono vedere la madre solo in orari limitati, mentre il dibattito sulla loro sorte continua a dividere l’Italia.

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