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“Aveva appena detto buonanotte ai suoi bambini”. Elisa, un addio straziante a 33 anni

Una notizia che ha sconvolto tutti

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La morte di Elisa De Paris ha lasciato un vuoto profondo nella sua comunità e tra le persone che le volevano bene. È stato come un fulmine nella notte, capace di spazzare via ogni certezza. La tragedia si è consumata nel silenzio delle ore piccole, quando una chiamata ha interrotto il sonno e trasformato la realtà in un incubo. I carabinieri hanno bussato alla porta dell’ex compagno, Damir Dzinovic, svegliandolo per comunicare l’impensabile. «Alle 3 mi hanno detto che Elisa aveva avuto un incidente… e che non c’era più», racconta oggi Damir, 43 anni, con la voce spezzata dal dolore.

Il silenzio prima della tempesta

All’alba, mentre la mente era ancora confusa e il cuore colmo di sgomento, Damir si è trovato a dover affrontare una scelta dolorosa: proteggere i loro figli. «Non me la sono sentita di dirglielo subito, li ho portati a scuola. Ho pensato che fosse meglio aspettare qualche ora prima di dirgli la verità», confida, con un tono che sembra più un pensiero sussurrato a sé stesso. In quelle ore sospese, la mente correva ai ricordi di una vita costruita insieme: gli anni trascorsi fianco a fianco nella gestione della pizzeria Pulcinella a Longarone, e poi del locale Il Portico a Valle di Cadore.

Elisa e Damir, un legame che andava oltre

Si erano separati da circa un anno, ma tra loro era rimasto un rapporto di affetto sincero e rispetto reciproco. Una collaborazione serena, centrata sull’amore per i figli e sulla volontà condivisa di crescerli insieme, nonostante tutto. Per questo la scomparsa di Elisa non ha tolto solo a due bambini la loro mamma, ma ha strappato a Damir una parte fondamentale della sua esistenza. «Resterà per sempre la donna più importante della mia vita. Di lei ho ricordi meravigliosi che porterò con me per sempre», dice con una voce che tradisce tutta la sua sofferenza.

Una vita tra famiglia e lavoro

Originaria di Limana, dove vivono ancora sua madre e suo fratello, Elisa si era trasferita nel Cadore per dare forma a un nuovo capitolo della sua vita, tra la famiglia e il lavoro. Dopo l’esperienza nella ristorazione con Damir, aveva iniziato una nuova avventura al Bar Bianco di Faè, dove era amata da colleghi e clienti per la sua dolcezza e il suo sorriso sempre acceso. Quel mercoledì era il suo giorno libero. La sera aveva parlato al telefono con i bambini e con Damir, come faceva sempre: una breve chiamata piena di affetto. «Li ho sentiti verso le nove per la buonanotte», aveva detto poco prima. Nessuno avrebbe immaginato che quelle parole sarebbero state le ultime.

Un profilo diventato memoriale

Oggi il suo profilo social è un album di ricordi. Foto colme di luce, di momenti semplici ma preziosi: Elisa che passeggia lungo le sponde del lago di Auronzo con i figli, Elisa che solleva il più piccolo sulle spalle, Elisa che tiene stretta una minuscola manina. Ogni immagine ora parla di lei in modo diverso, diventando testimonianza viva di ciò che è stato. Elisa lascia la madre, il fratello, l’ex compagno e due bambini che ora dovranno crescere facendo i conti con un’assenza che pesa come una montagna. Non è stata ancora comunicata la data del funerale.

Un tratto di strada e un destino crudele

Rimane ancora da chiarire cosa abbia causato la perdita di controllo della sua auto. È successo in un attimo, in una curva di Faè lungo la statale Alemagna, una strada che Elisa conosceva bene, avendola percorsa in ogni condizione possibile. Stava tornando a casa, mancavano solo pochi chilometri. Ma qualcosa è andato storto. Quella notte non era come le altre.

Lo schianto è stato violento, un impatto frontale che non le ha lasciato scampo. L’auto è diventata una prigione e ogni tentativo di soccorso si è rivelato inutile. Un attimo fatale, un evento senza ritorno. Le indagini cercheranno di fare luce su quanto accaduto, ma per chi le voleva bene, ormai, il perché non cambia l’essenza del dolore. Quella strada, percorsa infinite volte, è diventata l’ultima che Elisa abbia mai imboccato. E da cui, purtroppo, non è più tornata.

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