Il processo che tiene banco a Milano si tinge di nuove ombre. Alessia Pifferi, l’imputata accusata di un efferato omicidio pluriaggravato, si ritrova al centro di un ulteriore gorgo giudiziario. Il motivo? Una perizia psicologica controversa che ora mette nei guai non solo lei ma anche le psicologhe del carcere e il suo avvocato.
Scandalo in aula: psicologhe e avvocato nel mirino della giustizia
Le due psicologhe di San Vittore, dopo aver condotto un test sul quoziente intellettivo dell’imputata, sono state trascinate in una spirale investigativa che include favoreggiamento e falso ideologico. Secondo l’accusa, avrebbero fornito a Pifferi una strategia difensiva ad hoc, descrivendola con un “gravissimo ritardo mentale” e un quoziente intellettivo paragonabile a quello di una bambina di soli 7 anni.
L’indagine si estende all’avvocato Alessia Pontenani, che si trova sotto accusa per aver partecipato a questo presunto “disegno criminoso”. Il suo intervento avrebbe certificato, forse un po’ troppo prontamente, un quoziente intellettivo di 40 per l’imputata, etichettandola con un “deficit grave”.