Addio a Vittorio Emanuele di Savoia: scoppia il caos per i funerali al Duomo di Torino. Cosa sta succedendo?
Un acceso dibattito si è scatenato attorno ai funerali di Vittorio Emanuele di Savoia. Se da vivo non gli fu permesso, ora da defunto, sarà accolto nel duomo di Torino con il massimo rispetto delle Guardie d’Onore. Molti stanno parlando della decisione di tenere le esequie di Vittorio Emanuele di Savoia in duomo sabato 10 febbraio alle 15. Le celebrazioni inizieranno con la camera ardente posizionata nella reggia di Venaria Reale, distante dal centro, venerdì 9, e proseguiranno con la tumulazione del nobiluomo nella Cripta Reale della basilica di Superga, che domina la città.
Questa situazione riaccende antiche polemiche tra i principi costituzionali e le tradizioni della casa Savoia. “Vogliamo tornare in patria”, questo il grido che riecheggia dalle radici storiche della monarchia, sostenitrice del fascismo e delle leggi razziali, che ora vede riemergere ferventi sostenitori della monarchia, come se fossimo tornati all’epoca pre-rivoluzionaria francese. Al funerale, renderà omaggio anche il corpo volontario delle Guardie del Pantheon. In un’intervista su Quotidiano.net, Ugo D’Atri, 75 anni, presidente dell’Istituto Nazionale per la Guardia d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon ed ex ufficiale di Marina, ha chiarito che l’Istituto rappresenta un ampio spettro sociale, “dall’operaio al disoccupato al principe”. D’Atri sottolinea che la maggior parte dei membri sono militari, attivi o ritirati, e che circa il 15-20% sono donne.
Il cerimoniale secolare prevede una guardia silenziosa e rispettosa:
“Saremo in silenzio sull’attenti, accanto al feretro. Nello stesso modo facciamo le guardie al Pantheon. La nostra sarà una presenza discreta, siamo militari. Per noi Vittorio Emanuele di Savoia prima di tutto è figlio di un re e rappresenta la continuità vivente con i suoi predecessori”.
L’Istituto nacque nel 1878, fondato dai veterani del Risorgimento. “I monarchici sono coloro che credono fermamente nella storia e nella patria”, aggiunge D’Atri, indicando un profondo rispetto per la storia e l’importanza di conservare la memoria storica della nazione, anche in assenza di un’attuale alternativa politica monarchica.
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