Il processo che tiene banco a Milano si tinge di nuove ombre. Alessia Pifferi, l’imputata accusata di un efferato omicidio pluriaggravato, si ritrova al centro di un ulteriore gorgo giudiziario. Il motivo? Una perizia psicologica controversa che ora mette nei guai non solo lei ma anche le psicologhe del carcere e il suo avvocato.
Le due psicologhe di San Vittore, dopo aver condotto un test sul quoziente intellettivo dell’imputata, sono state trascinate in una spirale investigativa che include favoreggiamento e falso ideologico. Secondo l’accusa, avrebbero fornito a Pifferi una strategia difensiva ad hoc, descrivendola con un “gravissimo ritardo mentale” e un quoziente intellettivo paragonabile a quello di una bambina di soli 7 anni.
L’indagine si estende all’avvocato Alessia Pontenani, che si trova sotto accusa per aver partecipato a questo presunto “disegno criminoso”. Il suo intervento avrebbe certificato, forse un po’ troppo prontamente, un quoziente intellettivo di 40 per l’imputata, etichettandola con un “deficit grave”.
La questione è diventata ancor più incandescente dopo la relazione di Marco Lagazzi e Alice Natoli, psichiatri al servizio della Procura. Hanno espresso forte perplessità verso ciò che hanno definito una “apparente prassi” mai vista prima nella loro esperienza, accendendo i riflettori su un test che pare più uno strumento difensivo che una procedura standard penitenziaria. La loro relazione pone l’accento su un’“intensiva rilettura del caso” insieme all’imputata, una mossa che solleva interrogativi sulla legittimità e l’efficacia delle valutazioni peritali future.
Le parole dei consulenti sono chiare e lasciano poco spazio a interpretazioni:
“L’impressione che si trae da tutto questo è che ciò renda tra l’altro ormai inutile qualsiasi esame peritale, perché valuterebbe non i vissuti della persona, ma ciò che la stessa ha riferito di avere appreso e discusso nel lavoro con le psicologhe, unitamente al suo deresponsabilizzante convincimento di essere lei stessa una bambina”.
Un’affermazione che pesa come un macigno sulle dinamiche di questo caso giudiziario.
Il pubblico ministero Francesco De Tommasi non ha tardato a reagire, ordinando il sequestro dei documenti in possesso delle psicologhe, ma anche di quelli relativi ad altre quattro detenute. Un’azione che suggerisce come la portata dell’indagine potrebbe allargarsi ben oltre il singolo caso di Pifferi.
Mentre le acque della giustizia si agitano, si attende con ansia la perizia psichiatrica disposta dalla Corte d’Assise, guidata da Ilio Mannucci Pacini. Sarà questo l’atto che potrebbe gettare luce sulla reale capacità di intendere e di volere dell’imputata, una mossa richiesta con forza dalla difesa. A fine febbraio avremo forse delle risposte, ma intanto, gli occhi sono tutti puntati su questo intricato nodo psico-legale che tiene col fiato sospeso l’opinione pubblica e gli addetti ai lavori.
This post was last modified on 24 Gennaio 2024 17:16
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