Il caso che ha sconvolto l’Italia torna sotto i riflettori
Torna a far discutere uno dei casi giudiziari più controversi e seguiti degli ultimi anni: quello dell’omicidio di Yara Gambirasio. Nella prima puntata di Belve Crime, in onda martedì 10 giugno in prima serata su Rai 2, Francesca Fagnani ha intervistato Massimo Bossetti, l’uomo condannato all’ergastolo per il delitto della giovane ginnasta di Brembate. Il programma si propone di raccontare i crimini più sconvolgenti attraverso le voci dirette dei protagonisti, e quella di Bossetti, registrata all’interno del carcere, è una delle più attese.
Nel corso dell’intervista, Bossetti ribadisce la sua innocenza e si dice ancora oggi incapace di spiegarsi come il suo DNA sia stato ritrovato su indumenti così intimi della vittima. “È tutto assurdo”, afferma, rispondendo alla domanda della Fagnani, che incalza: “Ma il suo DNA come c’è finito sugli slip di Yara?”. La replica dell’operaio di Mapello è glaciale: “È quello che vorrei capire anch’io”.
Le prove genetiche e la condanna definitiva
Yara Gambirasio scomparve il 26 novembre 2010, dopo essere uscita dalla palestra di Brembate di Sopra dove si allenava. Il suo corpo venne ritrovato tre mesi più tardi, in un campo a Chignolo d’Isola. Le indagini portarono alla scoperta di tracce di DNA maschile sugli slip e sui leggings della tredicenne. Dopo un’indagine genetica su larga scala, quell’identità biologica, denominata inizialmente “Ignoto 1”, venne associata a Massimo Bossetti.
L’operaio, padre di tre figli, venne arrestato nel 2014 e condannato in via definitiva nel 2018. La giustizia italiana ha ritenuto il profilo genetico nucleare compatibile in modo univoco con quello di Bossetti, considerato la prova regina nel processo. Nonostante ciò, lui continua a proclamarsi innocente, sollevando dubbi sulle modalità di raccolta e conservazione del DNA.
L’intervista a Belve Crime riaccende i riflettori su una vicenda che ha segnato profondamente l’opinione pubblica, sollevando interrogativi ancora vivi su giustizia, verità e percezione mediatica dei grandi processi.
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