Quasi quindici anni dopo la tragica scomparsa di Yara Gambirasio, i legali di Massimo Bossetti, condannato per l’omicidio della giovane di Bergamo, hanno avuto l’opportunità di esaminare i reperti del caso. Questo sviluppo offre la prospettiva di una possibile svolta.Caso Yara
Yara, all’età di tredici anni, sparì nel novembre del 2010 e fu ritrovata tre mesi dopo, uccisa a Chignolo d’Isola. Bossetti, un muratore di Mapello, fu accusato e successivamente condannato all’ergastolo. Sebbene la sentenza sia stata confermata, i suoi avvocati, Claudio Salvagni e Paolo Camporini, non hanno mai smesso di sollevare dubbi sulla condotta delle indagini e sulla conclusione del processo.
Durante il processo, il DNA trovato sui leggings e sugli slip della vittima fu la prova chiave contro Bossetti. I tentativi della difesa di richiedere nuove analisi su questi reperti furono respinti dalla Cassazione, consentendo solo una visione degli stessi in una recente udienza a porte chiuse.
Ieri, lunedì 13 maggio 2024, gli avvocati hanno potuto visionare per la prima volta i reperti chiave, in una sessione che ha visto Bossetti partecipare tramite videoconferenza. Durante l’udienza, sono state esaminate tre scatole sigillate contenenti gli oggetti analizzati durante le indagini.
Tra questi, alcuni indumenti che portarono all’identificazione del DNA di Bossetti, inizialmente noto come Ignoto1. “Come temevamo i campioni sono stati conservati a temperatura ambiente, quindi vedremo che cosa ci potranno dire. Probabilmente si sono deteriorati, e questo lo verificheremo”, hanno commentato i legali, esprimendo cautela sulla validità dei reperti dopo tanto tempo.
L’udienza ha rivelato che i campioni contenevano “23 diluizioni”, di cui alcune non identificate. Questo ha sollevato nuovi quesiti sulla gestione delle prove durante le fasi iniziali del caso. “Il materiale c’era mentre la Corte d’assise d’appello e la Suprema corte ci hanno detto che quel materiale era esaurito. Oggi abbiamo la prova che questo è un falso storico”, hanno aggiunto i difensori.
I legali sono ora focalizzati su una potenziale richiesta di revisione del caso, basandosi su nuovi elementi che potrebbero emergere dalle ulteriori analisi delle prove esistenti. “Per noi è una certezza che Ignoto 1 non fosse Massimo Bossetti”, hanno affermato, sottolineando l’importanza di esaminare ulteriormente i reperti: “il Dna si deteriora quando è estratto mentre sui tessuti si può ancora analizzare; potrebbe essere estratto anche domani e restituirci risultati come dieci anni fa”.
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