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Bruce Springsteen infiamma San Siro e attacca Trump: “Difendete la democrazia, alzate la voce”

Un concerto che diventa manifesto politico: “Siamo nel tour della Terra, della speranza e dei sogni”

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San Siro ha tremato sotto i passi di Bruce Springsteen. Il 1° luglio, il Boss è salito sul palco dello stadio milanese poco prima delle 20, accolto da un boato incontenibile. Ha aperto con “No Surrender”, e subito ha dato il tono della serata: potente, diretto, carico di passione civile. “Benvenuti nel tour della Terra, della speranza e dei sogni”, ha detto in italiano, accompagnato dalla sua E Street Band, mentre i maxischermi traducevano ogni parola con sottotitoli.

Ma quella di Springsteen non è stata solo una celebrazione del rock. È diventata una dichiarazione d’intenti. Un monologo durissimo, rivolto all’America, alla sua storia e alla minaccia che – secondo lui – oggi incombe sulla sua democrazia.

“L’America è in mano a una leadership corrotta. È il momento di resistere”

Il momento più toccante e incendiario è arrivato quando ha parlato del suo Paese. Con voce ferma, Springsteen ha pronunciato parole che hanno lasciato il pubblico senza fiato:
“L’America che amo è nelle mani di un’amministrazione corrotta, traditrice e incompetente.”
Poi, come un grido di battaglia rivolto anche all’Europa: “Vi chiedo di sostenere la democrazia, di alzarvi e far sentire la vostra voce contro l’autoritarismo. Lasciate risuonare la libertà.”

Il rocker ha poi dedicato “Land of Hope and Dreams” a quella parte di America che non si arrende, mentre poco dopo, prima di “Rainmaker”, ha puntato il dito direttamente contro Donald Trump:
“Quando le condizioni di un Paese sono mature per un demagogo, puoi scommettere che si presenterà. Questo è per il caro leader americano.”

Bruce non è nuovo a dichiarazioni politiche, ma sul palco di Milano ha scelto di parlare da uomo ferito, eppure speranzoso. “L’America che ho cantato per 50 anni è reale, nonostante i suoi difetti. È un Paese incredibile. E sopravviveremo anche a questo momento.”

Un concerto? Sì. Ma anche un atto d’amore e resistenza.

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