Durante la discussione generale sul decreto Sicurezza, il senatore di Fratelli d’Italia Gianni Berrino ha pronunciato una frase che ha immediatamente incendiato l’Aula: “Le donne che fanno figli per poter rubare non sono degne di farli”. Una dichiarazione durissima che ha sollevato un’ondata di indignazione da parte delle opposizioni, culminata in un vivace confronto tra i banchi e nell’intervento del vicepresidente del Senato Gian Marco Centinaio per ristabilire l’ordine.
Ma non è stata l’unica frase a far discutere. Poco dopo, Berrino ha rincarato la dose: “Un bambino sta più sicuro in carcere che a casa con genitori che lo concepiscono per andare a delinquere, se lo decide un giudice”. Parole che hanno lasciato sconcertati molti senatori, soprattutto tra le file del Partito Democratico. Filippo Sensi, attraverso un post su X, ha parlato di “parole crudeli”, mentre Francesco Boccia, capogruppo Pd al Senato, ha accusato Fratelli d’Italia di avere una visione aberrante della sicurezza e dell’infanzia.
Travolto dalle polemiche, il senatore Berrino ha diffuso una nota per respingere le accuse, precisando di non aver mai detto che i bambini stiano bene in carcere. “Quella frase mi è stata strumentalmente attribuita”, ha affermato. “Per me la presenza di bambini in carcere deve essere una extrema ratio, decisa da un giudice che valuta caso per caso”. Berrino ha poi difeso il decreto Sicurezza, sostenendo che non prevede automatismi e che le eventuali detenzioni di minori avvengono solo dopo una valutazione da parte della magistratura.
Tuttavia, ha ribadito con fermezza la sua posizione originaria: “Concepire figli per usarli come scudo legale e sfuggire al carcere è un gesto abietto, che calpesta il valore della vita”.
Le critiche, però, non si sono placate. Michela Di Biase, capogruppo Pd nella Commissione bicamerale Infanzia e adolescenza, ha denunciato il contenuto e il tono delle affermazioni di Berrino come “l’espressione brutale di una visione disumana”. Ma ha anche attaccato nel merito il decreto Sicurezza, accusandolo di introdurre margini discrezionali per negare o revocare il rinvio della pena per le madri detenute, di prevedere trasferimenti con criteri vaghi e di rendere possibili separazioni madri-figli per generiche “ragioni di ordine”.
Secondo Di Biase, il provvedimento è “l’ennesima dimostrazione di come Fratelli d’Italia, al governo, preferisca fare propaganda invece che occuparsi davvero delle famiglie vulnerabili”. E sugli Icam, le strutture detentive per madri con figli piccoli, aggiunge: “Sono carceri con colori pastello, ma restano luoghi inadatti alla crescita di un bambino. Nessuna infanzia può svilupparsi tra le sbarre, anche se mascherate”.
Il caso Berrino si inserisce così in una cornice di forte scontro ideologico su giustizia, maternità e politiche di sicurezza, con il rischio concreto di allontanare il dibattito parlamentare dal merito dei provvedimenti per trasformarlo nell’ennesimo campo di battaglia tra visioni inconciliabili.
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