Il Carnevale è sinonimo di feste, colori e soprattutto dolci tradizionali. Tra questi, le chiacchiere – conosciute anche come frappe, bugie o cenci a seconda della regione – rappresentano un’irrinunciabile tentazione per grandi e piccini. Croccanti, leggere e spolverate di zucchero a velo, sono un classico della pasticceria italiana durante questo periodo. Tuttavia, quest’anno a far discutere non è solo il loro sapore, ma il loro prezzo.
Il celebre pasticcere Iginio Massari, nome di riferimento nel mondo della pasticceria italiana, ha lanciato le sue chiacchiere a 100 euro al chilo, scatenando una valanga di reazioni e polemiche. C’è chi lo accusa di esagerazione e chi invece difende la qualità della sua produzione artigianale. Ma davvero un dolce così semplice può valere una cifra del genere?
Secondo un’indagine condotta da Altroconsumo, il prezzo medio delle chiacchiere nelle pasticcerie e nei supermercati italiani oscilla tra i 16 e i 20 euro al chilo, con alcune variazioni in base alla città e al tipo di punto vendita. Tuttavia, negli ultimi anni si è assistito a un aumento significativo dei costi, con alcune panetterie e pasticcerie che raggiungono i 60 euro al chilo.
I dati raccolti da CiboToday confermano che il prezzo medio di queste specialità si aggira intorno ai 28,8 euro al chilo, mentre altri dolci di Carnevale, come castagnole e tortelli, arrivano a 30 euro al chilo. Dunque, come si giustificano i 100 euro al chilo richiesti da Massari?
Chi conosce la pasticceria di Iginio Massari sa bene che il suo nome è sinonimo di eccellenza e artigianalità. Il maestro bresciano ha sempre puntato sulla qualità delle materie prime e su tecniche di lavorazione sofisticate per offrire ai suoi clienti un’esperienza unica.
Secondo Lavinia Martini di CiboToday, la preparazione di chiacchiere artigianali richiede una cura particolare:
“Per fare delle frappe fatte bene, ci raccontano artigiani sparsi tra Roma e Milano, l’olio deve essere cambiato spesso, in modo da far rimanere il prodotto pulito, leggero e piacevole. Quelle artigianali richiedono una lunga lavorazione, un processo non particolarmente standardizzato, una stesura puntuale, il taglio poi di tutti i pezzi e la frittura”.
Quindi, il costo elevato dipenderebbe dalla scelta degli ingredienti, dal metodo di produzione e dalla lavorazione manuale, che richiede più tempo rispetto alla produzione industriale.
I pareri sulla questione sono contrastanti. C’è chi ritiene assurdo spendere 100 euro al chilo per un dolce che, in fondo, è composto da pochi ingredienti semplici come farina, burro, uova e zucchero. Dall’altro lato, c’è chi considera le chiacchiere di Massari un prodotto esclusivo, destinato a chi è disposto a pagare il prezzo dell’alta pasticceria.
Un paragone interessante si può fare con altri prodotti gourmet: nessuno si scandalizza se un panettone artigianale può costare fino a 50-60 euro al chilo, o se una bottiglia di vino pregiato raggiunge cifre ben più alte. La differenza sta nella percezione del consumatore: le chiacchiere sono viste come un dolce “popolare”, accessibile a tutti, quindi il prezzo richiesto da Massari sembra quasi un paradosso.
L’aumento dei prezzi dei dolci di Carnevale è ormai un fenomeno evidente, ma l’idea che un dolce così tradizionale diventi un lusso per pochi lascia perplessi molti consumatori. Certamente, la qualità ha il suo prezzo, ma la domanda resta aperta: è giusto pagare 100 euro per un chilo di chiacchiere, oppure siamo di fronte a un’esagerazione dettata dal marketing e dal nome di un grande pasticcere?
Intanto, le pasticcerie e i supermercati continuano a vendere chiacchiere a prezzi ben più accessibili, permettendo a tutti di godersi il sapore autentico del Carnevale senza spendere una fortuna. E voi, sareste disposti a pagare una cifra così alta per un dolce così semplice?
This post was last modified on 27 Febbraio 2025 17:05
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