Sono persone normali le tre ricercatrici del Sacco di Milano. Lavorano dalle 10 alle 13 ore al giorno, guadagnano 28 mila euro lordi e, come tanti colleghi, temono che il loro incarico non venga rinnovato.
In questi giorni, mentre la paura del Coronavirus ha bussato alle porte di un Paese difficile da capire, alcune di queste persone sono salite alla ribalta delle cronache.
Perché Arianna, Alessia ed Annalisa sono le tre ricercatrici dell’ospedale Sacco di Milano che hanno isolato il ceppo italiano del Sars-cov2.
Come la loro collega romana, Francesca Colavita, la ricercatrice dello Spallanzani, anche le tre moschettiere del Sacco hanno una vita da precarie.
Arianna Gabrieli ha 37 anni, originaria di Galatina, in provincia di Lecce. La ricercatrice guadagna 1400 euro netti con partita Iva.
Alessia Lai di anni ne ha 40 ed è di Milano. La ricercatrice guadagna circa 28.000 euro l’anno lordi e sempre con partita Iva.
Stesso registro per la più giovane delle 3 ricercatrici del Sacco di Milano. Annalisa Bergna ha 29 anni e arriva da Paderno Dugnano, nel milanese.
“Arriviamo alle 8.30 in ospedale e ne usciamo alle 21. Da venerdì le nostre giornate sono così. Anzi, in realtà da qualche giorno prima perché abbiamo cominciato con la preparazione della linea cellulare”, dice con molta sincerità una delle tre ricercatrici.
La vita e le emozioni di milioni di italiani si sono così ritrovate nelle mani e nell’impegno continuo di giovani come Arianna, Alessia , Annalisa e tanti altri collaboratori.
Persone che hanno studiato grazie ai sacrifici loro e delle loro famiglie, e che lavorano in condizioni precarie.
Guardandole si percepisce una grandezza che va oltre il successo di questi giorni e l’inevitabile ribalta delle cronache.
Ci sono passione, vera, e senso di responsabilità per quello che quotidianamente fanno nei loro laboratori.
Persone tra i 30 ed i 40 anni che, dopo una vita di studi, non hanno garanzie di futuro e percepiscono una stipendio annuo 10 volte inferiore di un ospite di una puntata di Sanremo.
“Purtroppo, ha spiegato Alessia, in Italia la ricerca è sottovalutata, ci sono sempre meno finanziamenti”.
“Perché non avete mai pensato di andare all’estero”, chiede un giornalista.
“Perchè se ce ne andiamo tutti noi, chi fa questo lavoro in Italia” ?
Già, chi lo farebbe?
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