Vi siete mai chiesti come comprendere un adulto? La risposta è semplicissima: indagate sulla sua infanzia! La psicologia ha scritto milioni e milioni di pagine sulla questione della formazione del carattere e della personalità degli esseri umani. È assodato che i primissimi anni rivestono un’importanza fondamentale.
Già nella fase di pre-nascita il feto assorbe stati d’animo, paure o serenità da parte della mamma. Ognuno ha un proprio tratto genetico, e questo è confermato dalla diversità di comportamento del nascituro nel grembo materno.
I primi due anni di vita di un bambino, poi, risultano essere fondamentali per la creazione della personalità. In questo periodo egli inizia ad esplorare il mondo, instaura legami con le figure che lo influenzeranno in tutte le sue relazioni future, inizia a sviluppare la sicurezza, l’autostima, la gratitudine e via dicendo. L’altra tappa peculiare è quella dell’adolescenza. In questo periodo è come se l’individuo si spogliasse degli abiti che ha indossato per scegliere chi vuole essere o diventare.
Ma in questa fase la sua struttura di fondo potrà essergli o meno di aiuto a seconda della consapevolezza che ha di sè, del coraggio che ha sviluppato. Al contrario se la sua personalità è cresciuta all’insegna della paura o della insicurezza i conflitti e le scelte saranno gestiti in maniera nettamente più difficile.
L’infanzia è quindi il momento più delicato ed importante, il periodo nel quale vengono gettate le fondamenta, e le esperienze compiute in tale periodo determinano lo sviluppo del sè individuale.
Così un bambino che è sempre stato criticato quando sbaglia, anche durante un gioco, da adulto avrà il concetto che l’errore è qualcosa di inammissibile. Tutto questo invaliderà seriamente la sua capacità di osare.
Al contrario un bambino che ha avuto sempre e solo avuto persone accondiscendenti, non svilupperà in maniera adeguata il concetto di limite e di regola, con il forte rischio di sviluppare tratti di egoismo esasperati e comportamenti poco educati.
Lo spartiacque fondamentale è determinato dai valori che un bambino piccolo assorbe nei suoi primi anni di vita. Per questo le condizioni economiche dell’ambiente nel quale cresce hanno una loro importanza, ma non sono determinanti.
Non è assolutamente dimostrato che un adulto cresciuto nell’agiatezza e nella comodità sia una persona migliore rispetto a colui che ha capito,sin dai suoi primi anni, il concetto di scarsità. E, soprattutto, non è vero che questo incida nella felicità individuale.
C’è infatti una percezione molto sbagliata su cosa significhi infanzia felice. Immersi come siamo in una società che fa del consumo e della quantità di cose possedute il metro per stabilire il grado di felicità, il rischio che corriamo tutti è quello di trasferire come dogma questo pensiero.
Commettendo un errore imperdonabile e assai pregiudizievole per lo sviluppo dei bambini. I piccoli hanno necessità di modelli equilibrati, di affetto, di tempo a loro dedicato, di sogni.
Non hanno bisogno dell’ennesimo scatolone e di essere parcheggiati di fronte ad un tablet.
Un bambino cresciuto in mezzo al vuoto di attenzione, di stimoli ma pieno zeppo di cose sarà molto probabilmente un adulto con profonde ferite emotive. Sarà un adulto capace di valutare il senso delle cose solo in relazione alla loro quantità.
Che ci piaccia o meno il compito di crescere i piccoli è un impegno da non prendere alla leggera. Ne va della solidità futura dei nostri figli.
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This post was last modified on 26 Aprile 2019 13:07
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