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Coronavirus, aumentano i prezzi dei generi alimentari nei supermercati?

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Dall’inizio della pandemia di Coronavirus molti utenti sui social hanno denunciato, indignati, un aumento dei prezzi nei supermercati, ma non solo.

Proprio nelle ore immediatamente successive all’ultima apparizione televisiva dove il Premier Conte ha rassicurato sul prezzo calmierato delle mascherine, arriva dalla Francia la notizia che riguarda i supermercati.

Aumentano i prezzi dei generi alimentari in un momento di crisi globale. Ma è realmente così?

L’associazione UFC, la potente associazione di difesa dei consumatori, ha pubblicato un’indagine su oltre 100 prodotti e sui loro prezzi.

Marchi importanti, presenti anche in Italia, come Auchan, Carrefour, Intermarchè sono finiti sotto la lente di UFC. E, sebbene i prezzi dei beni di largo consumo sembrerebbero piuttosto stabili, i clienti hanno denunciato un aumento della loro spesa totale dal giorno di inizio della pandemia.

Cosa sta accadendo? Semplice speculazione da parte di questi marchi?

La risposta, fa sapere l’associazione, riguarda più fattori. Uno di essi, ovviamente legato ad un modo diverso di fare la spesa dopo il lockdown, riguarda le scorte presenti in ogni punto vendita.

Diminuendo sensibilmente, e non essendoci la normale velocità di rifornimento, rimangono sugli scaffali i prodotti più costosi.

Quelli, per intenderci, che in tempi normali non erano la prima scelta da parte dei clienti.

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Nei supermercati aumentano i prezzi dei generi alimentari o manca un adeguato rifornimento?

Ecco quindi che l’aumento del costo della spesa non sarebbe il risultato di un aumento dei prezzi e di una speculazione, ma l’esito di un problema di rifornimento.

Come ricorderete, anche in Italia, tra la fine di marzo e l’inizio di aprile, alcuni supermercati sono finiti sotto la lente della Guardia di Finanza, a seguito di ripetute segnalazioni.

Il caso di un punto vendita Conad che, dopo l’acquisizione proprio del marchio Auchan da parte del gruppo bolognese è accusato di licenziamenti di massa, finì sulle prime pagine dei quotidiani.

In quella occasione la direzione Conad aveva deciso di ritirare il marchio ad un punto vendita della zona di Torino proprio per pratiche commerciali scorrette.

E dire che sono proprio i negozi di quartiere, le piccole botteghe, ad aver manifestato dall’inizio della crisi una disponibilità, anche in termini di servizio, tipica dei negozi di vicinato.

A beneficiarne soprattutto gli anziani, quelli che non possono permettersi lunghe file ai supermercati, che vengono “accuditi” da questi negozi in modo straordinario.

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