Coronavirus. Può aiutare l’idea dell’utilizzo di una moneta parallela per superare il dibattito relativo alla situazione economica italiana? Oltre alla crisi e all’emergenza sanitaria il nostro Paese è alle prese con una crisi economica senza precedenti. E con una emergenza sociale.
Da giorni si dibatte di Europa, Mes ( Meccanismo Europeo di Stabilità), emissioni di eurobond, debito. Tutti pensieri legittimi che non entrano nel merito di due pilastri essenziali: quello della moneta e quello del debito.
Perchè, la domanda e il nodo centrale di tutti i ragionamenti, è la seguente: la moneta costituisce un debito o, viceversa, una risorsa?
Ne hanno parlato diversi economisti, definiti ” eretici”, in un convegno organizzato da Eureca (Europa etica dei cittadini e delle autornomie), guidata da Angelo Polimeno Bottai.
“L’emissione di una moneta parallela ha il precedente della California nel 2009 e di altri Stati americani che la adottarono durante gli anni ’30”, ha spiegato James Kenneth Galbraith.
L’economista americano è uno dei 101 importanti economisti che nei giorni scorsi hanno firmato un appello affinché l’Italia non sottoscriva l’accordo europeo che ritiene “insufficiente”.
I trattati europei non prevedono il conio di una moneta parallela, ma è parere di Galbraith che in momento in cui è necessario trovare le risorse per sopravvivere, la questione diviene secondaria.
“Se gli altri Stati si rifiuteranno di aiutarla, ha concluso Galbraithm, l’Italia sarà obbligata ad agire da sola”.
Cos’è allora questa moneta parallela?
Niente di più e niente di meno di una moneta. Quindi di un mezzo, come tutte le monete, che serve a dare un valore ai beni. Ad essere utilizzata negli scambi e nella vita di tutti i giorni.
Dove sta allora la novità? Semplice. Come insegnano le esperienze americane ma anche europee, soprattutto nord europee. La moneta parallela, quando emessa, non crea debito.
Il punto centrale di tutta la questione è proprio questo. Perché la creazione di moneta significa creazione di ulteriore debito? Annosa questione che si perde nella notte dei tempi, sul quale diverse menti illustri, anche in Italia, hanno tentato di dare il loro contributo.
Pochi forse conoscono il pensiero e le idee di Giacinto Auriti, scorbutico giurista nato in una paesino dell’Abruzzo che, nel corso della sua vita accademica arrivò anche a denunciare il Governatore della Banca d’Italia.
La moneta, che si chiami parallela, alternativa, locale, o nazionale esiste e vale per un semplice fatto. Perché è accettata da chi la utilizza, quindi dal popolo. Senza di essa non esisterebbe l’economia moderna, esisterebbe il baratto. Compro un kg di pane contro 2 kg di mele!
Ma, quindi, se il valore vero glielo conferisce il fatto di essere accettata come convenzione, come mezzo per misurare il valore delle cose e per scambiarle, perchè deve essere un debito?
In attesa di una risposta, mai arrivata da chi gestisce le emissioni monetarie, diverse realtà, dicevamo, hanno adottato monete parallele all’interno di comunità più o meno vaste.
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