Coronavirus: la denuncia del sindaco di Bergamo Giorgio Gori è di quelle destinate ad alzare un polverone. Sacrosanto. A detta di molti. La città è al limite e le sue, più che parole, sembrano la lettura di un bollettino di guerra.
Non usa mezze frasi il primo cittadino di Bergamo, città tra le più colpite dal Coronavirus.
Dopo l’annuncio scioccante su Twitter del 11 marzo, “I pazienti che non possono essere trattati sono lasciati morire”, Gori è tornato a sferzare con durezza coloro che non hanno ancora compreso la gravità della situazione.
“Molte persone stanno morendo in casa”, riferisce il sindaco, lasciando così intendere che le cifre ufficiali non sono quelle che riportano i mass media.
“I dati della Protezione Civile, prosegue Gori, non dicono che molte persone stanno morendo nelle loro case dato che non vengono censite”.
I pazienti che risultano positivi, ma che non manifestano nelle prime fasi gravi problemi respiratori, sono invitati, come da Protocollo, a rimanere nelle loro abitazioni.
E quindi, a parere del Sindaco, in caso di decesso, non rientrano nei conteggi ufficiali diramati ogni giorno dalla Protezione Civile.
A parziale smentita delle frasi di Gori è l’intervento dell’Assessore della Regione Lombardia, Giulio Gallera.
Il quale, pur ammettendo che il sistema ospedaliero regionale è sotto forte pressione, lancia parole più tranquillizzanti.
“Se in alcuni ospedali non ci sono posti a disposizione, sottolinea l’Assessore, interviene il sistema regionale e la scelta che si fa è su chi intubare prima e chi spostare e intubare in un altro ospedale“.
Entrambi, Sindaco e Assessore, sono però uniti nel contrastare tutti coloro che, contravvenendo alle chiare disposizioni governative, non restano in casa.
Il primo cittadino di Bergamo è anche ricorso alla disattivazione della rete cittadina di wi-fi per disincentivare chi se ne sta in giro senza un valido motivo.
Un severo coprifuoco, a parere di molti, sarebbe forse la migliore delle soluzioni.
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