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Coronavirus. Nonno in quarantena si uccide buttandosi dalla finestra

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Un’altra drammatica vicenda si registra ai tempi del Coronavirus: un nonno in quarantena si uccide, buttandosi dalla finestra. L’anziano, della zona del savonese, non riusciva a sopportare la condizione di auto isolamento. Da settimane non poteva più vedere il suo nipotino. Al quale era molto affezionato.

A causa della sua condizione di solitudine e mancanza di contatto con la famiglia ha deciso di compiere il gesto estremo. Prima di suicidarsi, buttandosi dalla finestra di casa, ha pensato ancora una volta al nipotino.

Come testimonia il biglietto lasciato dal disperato nonno in quarantena che si è ucciso. Nel biglietto si legge: “Non riesco a vedere il mio nipotino. Non ha più senso vivere così”.

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Il quotidiano Il Secolo XIX ha riportato la notizia. In base a quanto ipotizzato dal giornale genovese, il gesto estremo avvenuto ai tempi del Coronavirus, con un nonno in quarantena che si uccide, non è il solo caso disperato.

Non pochi soggetti fragili e spaventati dalla solitudine decidono di togliersi la vita. Fanno parte di questa categoria, non solo gli anziani ma anche chi soffre di disturbi psichici.

Qualche giorno fa, altri due anziani si sono tolti la vita, perché sfiniti dalla condizione di totale isolamento. Costretti a stare tutto il giorno in casa da soli. Senza poter scambiare la parola con nessuno.

L’appello di Carlo Vittorio Valenti dopo la vicenda del nonno in quarantena che si uccide

Carlo Vittorio Valenti, direttore del Dipartimento di salute mentale e dipendenze dell’Asl 2 di Savona ha lanciato un appello ai soggetti che potrebbero risentire di tale impatto nocivo. Queste le sue parole: “Non bisogna sentirsi soli, è una fase passeggera, che verrà superata”.

Dopo la vicenda tragica del nonno in quarantena che si uccide, Valenti è stato intervistato dal Secolo XIX. Ecco le parole dello specialista:

“Può accadere di sentirsi demoralizzati in questa situazione. Gli anziani non possono vedere figli e nipoti, ma torneranno a farlo. I centri di salute mentale sono sempre aperti e se la situazione è grave, gli operatori possono anche andare a casa”.

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