Coronavirus. Milioni di persone davanti allo schermo in tutto il mondo. Spettatori di un momento destinato ad entrare nella storia. La preghiera del Pontefice in una buia e piovosa serata di marzo, offre agli occhi uno scenario insolito e all’animo nuove consapevolezze.
Papa Francesco ha incarnato la solitudine e le paure dell’uomo contemporaneo, in un mondo improvvisamente colpito da un virus silenzioso, invisibile, devastante.
E in quello scenario irreale, nel silenzio rotto solo da qualche sirena delle ambulanze e dal verso dei gabbiani, lo abbiamo visto salire con fatica i gradini del sagrato della Basilica di San Pietro.
Mentre guardava quel Crocifisso sferzato dalla pioggia, quel Cristo “miracoloso” di San Marcello, Papa Francesco ha pregato:
“Maestro, non t’importa che siamo perduti? L’angosciante crisi che stiamo vivendo con la pandemia smaschera la nostra vulnerabilità e lascia scoperte quelle false e superflue sicurezze con cui abbiamo costruito le nostre agende. I nostri progetti, le nostre abitudini e priorità e ora mentre stiamo in un mare agitato, ti imploriamo: Svegliati Signore!”.
Poi, come a dimostrare il desiderio di cambiare rotta, la consapevolezza di aver contribuito a portare il mondo e l’umanità sull’orlo del baratro, Papa Francesco ha continuato:
“L’emergenza attuale può essere l’occasione di reimpostare la rotta della vita verso di Te, Signore, e verso gli altri”.
Un’ammissione detta a capo chino, culminata con le parole di un uomo che, in quella piazza deserta, rappresentava la solitudine di ogni individuo di fronte a questa pandemia.
“Pensavamo di rimanere sempre sani in un mondo malato, afflitto da guerre e ingiustizie planetarie”.
Mentre quel Crocefisso miracolosamente sopravvissuto all’incendio sembrava chiedere un atto di fede, il Papa ha così impartito la benedizione Urbi et Orbi accanto anche all’immagine della Madonna Salus Popoli Romani.
Insieme alla benedizione il Pontefice ha impartito anche l’indulgenza plenaria. Un momento molto forte, solitamente riservato alle celebrazioni del Natale e della Pasqua.
Un momento, quello della preghiera e della solitudine del Papa, che è già storia. La nostra questa volta.
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