Coronavirus: un tablet “per dirsi addio”. È questa l’iniziativa del Partito Democratico del municipio 6 di Milano. Alcuni tablet sono quindi stati donati al San Paolo e San Carlo e all’hospice del Bassini.
Il virus che sta funestando l’Italia e il mondo intero, non priva solo della salute e della libertà, ma anche del diritto di dirsi addio.
Costringe i malati all’isolamento più crudele. Quello che non permette di avere accanto un volto familiare, uno sguardo di condivisione, una parola di incoraggiamento.
Purtroppo, quando il destino sembra essere segnato, la solitudine diventa ancora più terribile. La possibilità di poter salutare per l’ultima volta un parente, la persona con cui si è condivisa la vita, un figlio, è assolutamente esclusa.
Per questo, sia a Milano che in altre realtà italiane, è partita l’iniziativa di dotare i reparti di terapia intensiva di tablet e supporti elettronici.
Lorenzo Musotto, un esponente del Partito Democratico di zona 6 a Milano, racconta come è nata l’idea di consentire ai malati “il diritto di dire addio ai propri cari”.
“In questi 14 giorni di quarantena obbligatoria dopo il contatto con un’amica malata (che ora sta bene) mi sono sentito in colpa a dover restare chiuso in casa mentre migliaia di persone in tutta Italia stanno lavorando e lottando senza sosta contro il coronavirus”, afferma il giovane esponente del Partito Democratico.
“Così, come Pd della zona 6, abbiamo comprato dei tablet da donare alle strutture sanitarie (in questo caso un ospedale e un hospice) per permettere ai malati di poter salutare un’ultima volta i loro cari”, prosegue sul suo profilo Facebook.
Un modo per dare meno solitudine a coloro che, improvvisamente, si trovano catapultati in un reparto di terapia intensiva, senza nemmeno il supporto dell’affetto e della vicinanza di una persona cara.
“Uno degli aspetti più subdoli e più difficili da accettare di questa emergenza è proprio l’impossibilità per i parenti di fare visita alle persone che si trovano ricoverate”, sottolinea il Direttore Generale dell’Asl To3, Flavio Boraso.
“Credo sia estremamente importante e di grande aiuto per tutti consentire che almeno ci sia un incontro virtuale, un momento in cui poter dare il proprio conforto”, afferma Boraso.
Quando una persona contagiata dal Coronavirus oltrepassa la soglia di un ospedale, qualsiasi contatto con i propri cari si interrompe. I più fortunati li riprenderanno in seguito, quando finalmente “la sete d’aria” sarà terminata. I meno fortunati no. Se ne andranno nel silenzio e nella solitudine.
Non è allarmismo, ma conoscere la realtà nuda e cruda è necessario. Siate solidali. E restate a casa.
Foto ASST Santi Paolo e Carlo
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