Una foto in bianco e nero per dire tutto
Gino Paoli ha preferito non parlare. Ha lasciato che il suo dolore si esprimesse con un’immagine muta ma eloquente: uno scatto d’epoca, lei in piedi, raffinata e pensierosa, lui al pianoforte, durante il programma Rai Gino Paoli presenta Senza fine, trasmesso nel lontano 1965. Con quella fotografia ha voluto rendere omaggio a Ornella Vanoni, la donna che è stata parte fondamentale della sua esistenza, compagna di momenti tumultuosi e ispiratori, poi tornata negli ultimi anni a essere un’amica affettuosa, con cui stava costruendo nuove idee, canzoni, progetti. Al posto delle parole, oggi, Paoli ha scelto un cuore nero: simbolo muto di una ferita che le parole non saprebbero descrivere.
“Non ho avuto il coraggio di svegliarlo”: la voce della moglie
Quando la notizia della morte di Vanoni ha cominciato a diffondersi, la prima a intervenire è stata Paola Penzo, moglie di Gino Paoli. In un’intervista al Corriere della Sera, ha rivelato l’angoscia del momento: “Non ho voluto svegliarlo, sarà un dolore immenso”. Poi, con la voce ancora rotta, ha aggiunto: “Non so come dirglielo. Doveva venire a trovarci a giorni, l’aspettavamo. Per me è una perdita enorme, e lo sarà ancora di più per lui”. Le sue parole, semplici e toccanti, fanno emergere quanto quel legame non si fosse mai davvero spento, quanto il sentimento tra Ornella e Gino avesse continuato a vivere, anche dopo la fine dell’amore.
Un’amicizia rinata anche nella musica
A dare ulteriore testimonianza del ritrovato legame artistico tra i due è stata Orietta Berti, amica e collega di Vanoni. In un comunicato, ha raccontato che si erano sentite pochi giorni prima: “Due settimane fa ci siamo fatte una lunga telefonata. Mi parlava entusiasta dei suoi progetti futuri, sia per la televisione che per la musica. Era pronta a incidere un nuovo brano con Gino Paoli. Ci eravamo promesse di rivederci presto a Milano”. Un sodalizio che sembrava voler riportare entrambi all’origine, chiudendo e riaprendo allo stesso tempo un cerchio artistico senza fine.
Un amore che ha attraversato decenni
Per comprendere l’impatto profondo che questa perdita ha su Paoli, bisogna tornare agli albori della loro storia. Si conobbero alla fine degli anni Cinquanta: lei, giovane interprete raffinata; lui, cantautore della nascente scena genovese. Tra loro nacque un amore impetuoso, vibrante, capace di generare musica immortale ma anche segnato da dolori profondi. Come la perdita di un figlio, una tragedia che li segnò per sempre. E fu in quegli anni che Paoli attraversò la sua fase più oscura, culminata nel drammatico tentativo di togliersi la vita nel 1963.
Una notte in ospedale e un sorriso tra le lacrime
Quando Ornella seppe di quel gesto disperato, si precipitò da lui nell’ombra della notte, per evitare clamori e speculazioni. Anni dopo, ricordò quell’episodio con parole intrise di ironia e malinconia: “Sono andata di notte, per non essere fotografata. Lui era in camera iperbarica e rideva, mi scompigliava i capelli dicendo: ‘Sembra un setter, invece è un boxer! Il mio boxer!’”. Una scena surreale e tenera, dentro uno dei momenti più drammatici. Quella notte racconta di un legame autentico, che andava oltre ogni definizione pubblica.
Canzoni come lettere d’addio
Le loro canzoni – Senza fine, Che cosa c’è, Sapore di sale – hanno attraversato il tempo, diventando la colonna sonora di un amore mai del tutto svanito. Anche quando le vite hanno preso strade diverse, la musica ha continuato a tenerli uniti. Ed è forse proprio questo il senso della foto scelta da Paoli: tra quelle note che non finiscono mai, tra quei versi pieni di nostalgia e bellezza, Ornella è ancora lì. Presente, viva, impossibile da dimenticare.

