“Le parole gentili sono l’eco dell’anima”. Così recita una delle tante frasi sulla gentilezza. Quella qualità, e quella predisposizione individuale che, spesso, consentono di superare barriere, abbattere ostacoli e diffidenza.
Se è vero, in sostanza, che essere gentili significa essere una persona aperta e per bene, è altrettanto vero che questo tratto dell’animo può generare anche malessere e depressione.
Si, essere troppo gentili può portare anche alla depressione.
Ammetterlo, e capirlo, può equivalere a riconoscere una sconfitta individuale, ma può preservarci da spiacevoli sorprese.
Oggi la gentilezza è cercata e suggerita in molti àmbiti.
Nei consigli riguardo le relazioni e la vita sociale. Negli ambienti di lavoro, e nei manuali che insegnano come praticare la condivisione e sviluppare l’empatia.
Essere gentili, in sostanza, appare spesso come un atteggiamento imposto, anzichè essere uno stato d’animo naturale ed individuale.
Così, capita sempre più frequentemente, di imbattersi in persone all’apparenza gentili ma, nel profondo, solamente interessate a trarre il meglio da una situazione o da un rapporto.
Dietro la gentilezza ed i sorrisi di circostanza si mascherano, così, atteggiamenti egoistici e per nulla disinteressati. Avviene quindi che una persona autenticamente gentile e disponibile avverta un’ingiustizia, una sopraffazione.
Ma se la sua indole profonda è questa, il passo successivo è quello di provare una grande tristezza, una sorta di tradimento.
Di sentire che coloro che sembravano aperti, disponibili, in realtà erano persone che volevano solo prendere. Soggetti il cui fine era solo quello di sfruttare, carpire la buona fede e la disponibilità altrui.
Ecco quindi che questa ammissione può condurre ad una grande tristezza. Per questo essere troppo gentili può portare alla depressione.
Il passo che conduce, in buona fede, dalla gentilezza all’ingenuità è molto breve. Essere gentili è un modo di relazionarsi, non deve però diventare il convincimento che qualcuno possa approfittare della propria bontà e disponibilità.
Si può essere gentili anche dicendo no, basta.
È questo il modo giusto e corretto per non venir meno al proprio modo di essere ma, al tempo stesso, non diventare il parafulmine dell’altrui cattiveria.
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