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Fabrizio Pregliasco categorico sul futuro: “La terza ondata Covid è certa. Basta strappi alle regole bisogna continuare a sacrificarsi”

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Il virologo Fabrizio Pregliasco ha illustrato le sue previsioni sul futuro ritenendo certa la terza ondata Covid e lanciando anche un monito agli italiani.

L’esperto in una sua intervista rilasciata a La Stampa ha spiegato cosa ci attende nel 2021:

“L’anno nuovo non promette bene. I numeri di questi giorni non consentono di stare tranquilli e prefigurano una terza ondata”.

L’esperto dell’Università Statale di Milano, come i suoi colleghi, concorda sul fatto che si assisterà ad una terza ondata Covid, auspicando che non si registrino però picchi di contagi difficili da contenere.

Un risvolto che si deve al fatto che la curva dei contagi rallenta troppo lentamente: un dato critico secondo Fabrizio Pregliasco che rende necessario intervenire con delle nuove misure anti Covid.

La posizione critica del professor Fabrizio Pregliasco sulla terza ondata Covid in Italia

La posizione critica del professor Fabrizio Pregliasco sulla terza ondata Covid in Italia

Il virologo raccomanda dunque di continuare ad adottare la zona rossa prolungata anche dopo il 6 gennaio 2021.

A tal proposito ha infatti precisato la sua posizione ferma affermando:

” […] Il colore rosso è stato necessario perché a dicembre la popolazione non era abbastanza attenta.

Durante le feste è stato concesso qualche strappo, ma pranzi, cene e ritrovi vanno dimenticati fino al vaccino. La vaccinazione non darà risultati a breve per cui per diversi mesi, circa fino a fine 2021″.

Il virologo Fabrizio Pregliasco nella sua intervista riportata sulle pagine del quotidiano La Stampa ha inoltre espresso il suo parere sulla riapertura delle scuole.

L’esperto dell’Università Statale di Milano ha dichiarato su tale argomento:

“Con l’attuale circolazione del virus le scuole sono pericolose sia per quello che vi succede dentro sia per il traffico che innescano, ma ha senso il tentativo di riaprirle parzialmente per valutare nel tempo gli effetti ed eventualmente ricalibrarsi.

Anche perché la scuola ha pari dignità rispetto ai servizi essenziali ed ai luoghi di lavoro, che fin qui si è cercato di privilegiare sacrificando invece svaghi e turismo“.

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