Geppi Cucciari lancia una frecciata velenosa al generale: "I gay non sono la maggioranza? Non sei mai stato ad Amici"
Durante l’episodio semifinale di “Amici 2024”, Geppi Cucciari ha catturato l’attenzione del pubblico con un monologo che ha spaziato tra temi di lavoro e disoccupazione, conditi dal suo consueto spirito vivace e intelligente.
Dopo aver scaldato l’atmosfera con alcune battute, ha centrato il discorso su Maria De Filippi, esaltandone il ruolo trasformativo nei confronti dei partecipanti del programma:
“Maria tu cambi i nomi ma anche i destini di chi incontri. Hai alzato del 278% i fatturati, hai moltiplicato i pani, i pesci ma soprattutto tu dai lavoro.”
Il monologo ha toccato punti salienti riguardo al mondo dello spettacolo, evidenziando come “Amici” prepari i giovani alle realtà del lavoro, dove “puoi essere sbattuto fuori da un momento all’altro,” e dove spesso ci sono persone strapagate il cui ruolo non è chiaro. Con un tono semiserio, Geppi ha sottolineato:
“Parlo con tutti voi, pubblico posatissimo: non vorrete tutti fare gli artisti.. immagino”.
Geppi ha continuato, augurando al pubblico di trovare una guida come Maria, “severa ma giusta”, capace di proteggere e di distogliere i giovani dalle distrazioni dei social media per concentrarsi meglio sulle loro carriere.
Ha poi colto l’occasione per commentare sugli affari correnti e su dichiarazioni controversie fatte da figure pubbliche, inclusa una battuta su come “Maria” avrebbe potuto fare la differenza nella percezione di alcuni temi sociali se solo avesse partecipato di più.
Il momento culminante del monologo è arrivato quando ha toccato il tema della normalità e della maggioranza, riferendosi implicitamente a una recente dichiarazione di Vannacci che ha suscitato dibattiti:
“I GAY NON SONO LA MAGGIORANZA? NON È MAI VENUTO AD AMICI, ALTRIMENTI AVRESTI CAPITO…”
Geppi ha chiuso il suo intervento riflettendo su cosa significhi essere parte della maggioranza, collegando questa riflessione alla storia dei diritti delle donne in Italia, sottolineando come la norma sociale non sia sempre sinonimo di giustizia o correttezza:
“Fino al 1946 noi donne non potevamo neanche votare. Ed eravamo anormali noi o era anormale che noi non potevamo votare?”.
Con una standing ovation, la comica ha salutato il pubblico, lasciando dietro di sé riflessioni profonde ma espresse con leggerezza e humor. Un’esibizione che sicuramente sarà ricordata per il suo acuto ingegno e la capacità di trattare argomenti di attualità con un tocco personale e coinvolgente.
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