Gli uomini della guardia di Finanza, nel corso delle loro indagini su una maxi evasione fiscale hanno trovato 4 milioni di euro sotto terra, un vero e proprio tesoro interrato che è stato rinvenuto nell’ambito di un’investigazione condotta dalla procura distrettuale della Repubblica di Brescia. Le indagini sulla presunta frode dalla consistente entità hanno portato all’esecuzione di 27 misure cautelari con sequestro di un bottino di più di 93 milioni di euro.
Questo il risultato del lavoro coordinato dal comando provinciale dei carabinieri e dal comando provinciale della guardia di finanza. Secondo le indagini svolte nell’ambito del caso, a tessere le fila della maxi frode è stata una vera è propria organizzazione, la quale da tempo ha collaudato una tattica per evadere il fisco. L’organizzazione gestista da una famiglia è stata scoperta dalle indagini dei finanzieri che hanno rinvenuto il tesoretto nascosto in un cascinale nelle campagne di Gussago, in provincia di Brescia.
Dopo gli accertamenti condotti dalla guardia di Finanza sono finiti in manette, in seguito ad una lunga indagine: un 46enne, la moglie, il l figlio 22enne ed una zia materna. L’attività illecita della famiglia, che è andata avanti dal 2018 ad oggi, ha portato ad emettere migliaia di fatture false, per più di 500 milioni di euro, in relazione al commercio in nero di materiale ferrosi.
Gli agenti della finanza sotto la guida del sostituto procuratore Claudia Passalacqua, hanno scoperto la maxi evasione fiscale grazie alle numerose intercettazioni telefoniche. Così è stato possibile ricostruire i movimenti dei corrieri (spalloni) che hanno portato all’estero denaro e merci valicando indisturbati le frontiere. Nelle campagne bresciane sono stati poi rinvenuti più di 4 milioni di euro, denaro che gli spalloni hanno portato in Italia prelevandolo da conti correnti aperti in: Romania, Bulgaria, Croazia, Cina.
L’inchiesta è partita in seguito ad una segnalazione del 2019, fatta ai carabinieri di Gardone Val Trompia, in quella circostanza si sono rintracciati 113 bonifici da parte di un’azienda di Lodrino, intestata ad un operaio della Valtrompia. Dalle ricostruzioni dei fatti è emerso che quel denaro era stato versato in favore di alcuni cittadini cinesi su conti correnti aperti in banche asiatiche.
Secondo il gip si sono prodotti illecitamente più di 34 milioni di euro, usati per pagare delle false fatture che permettevano ai soldi di rientrare in Italia sotto forma di contanti, trasportati nel nostro territorio spesso in auto. Le indagini degli uomini della guardia di Finanza hanno rintracciato in questo modo la rete di una società cartiere con al vertice la coppia arrestata, che attraverso la produzione di fatture fittizie copriva il commercio in nero di metalli ferrosi. Gli indagati sono finiti in carcere, mentre 14 persone sono state raggiunte dal provvedimento degli arresti domiciliari, altri 5 indagati hanno invece l’obbligo di dimora.
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