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Israele-Iran: l’ombra della guerra globale. Trump: “È troppo tardi per negoziare”

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La guerra silenziosa è esplosa: Israele colpisce, gli Stati Uniti si preparano

Nelle notti incandescenti tra il 12 e il 13 giugno è cominciata l’offensiva “Rising Lion”, il più grande attacco aereo israeliano contro l’Iran degli ultimi decenni. Obiettivi primari: il programma nucleare iraniano e le strutture chiave del comando dei Pasdaran. Secondo Tel Aviv, l’operazione è stata una risposta diretta all’accelerazione del progetto atomico di Teheran, come segnalato anche da un recente rapporto dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica.

Mentre le esplosioni scuotono Teheran e intere aree del Paese restano senza accesso a internet, le immagini satellitari mostrano movimenti militari senza precedenti: bombardieri B-2 schierati a Diego Garcia, decine di caccia F-12 e F-35 in volo, portaerei statunitensi in avvicinamento, e aerei da rifornimento entrati nello spazio aereo iracheno a transponder spenti. Gli Stati Uniti stanno chiaramente predisponendo le condizioni per un attacco su larga scala.

Trump rilancia la sfida: “Teheran ha chiesto di negoziare, ma è troppo tardi”

Donald Trump, tornato protagonista in questo scenario incandescente, ha dichiarato dalla Casa Bianca che l’Iran avrebbe chiesto un incontro con gli Stati Uniti: “Ma ormai è troppo tardi. La pazienza è finita”, ha sentenziato. L’ex presidente ha ribadito la richiesta di una “resa incondizionata” da parte del regime di Khamenei, aggiungendo che “l’Iran è oggi indifeso e senza più difesa aerea”.

Nel frattempo, tre aerei partiti dall’Iran sono atterrati in Oman, presumibilmente trasportando una delegazione diplomatica. Non è però chiaro chi intendano incontrare né perché il viaggio sia avvenuto in modo tanto frammentato. La Guida Suprema, secondo fonti riservate, si troverebbe in un bunker, e avrebbe delegato parte dei suoi poteri ai vertici militari dei Pasdaran.

Khamenei risponde: “Non ci arrenderemo mai”. E Teheran nega contatti con Washington

La risposta di Teheran è stata dura e immediata. “Mai chiesto un incontro con gli Stati Uniti. Trump è un bugiardo”, ha dichiarato la missione iraniana alle Nazioni Unite. “L’unica cosa più spregevole delle sue parole è la minaccia di eliminare la nostra Guida Suprema”. Khamenei ha dichiarato che l’Iran non negozierà sotto costrizione e reagirà con forza a ogni azione militare o diplomatica ostile.

Le tensioni sono ormai a un punto di rottura. Il figlio dell’ultimo Scià di Persia, in esilio negli Stati Uniti, ha lanciato un appello sui social affinché il popolo rovesci il regime. Le strade di Teheran, però, restano nel caos, mentre la possibilità di un conflitto su scala regionale — se non globale — si fa sempre più concreta.

I prossimi giorni saranno decisivi. Le diplomazie internazionali tacciono, mentre i cieli del Medio Oriente si riempiono di jet militari e il mondo osserva col fiato sospeso.

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