Chi ha scelto di invitare il rapper Junior Cally a Sanremo 2020 deve avere una visione un po’ confusa della libertà dell’arte.
“Ciò che è sacro nell’arte è la bellezza”, diceva Simone Weil , e di certo il pensiero e lo stile della scrittrice francese non sono noti all’ufficio stampa del rapper in questione.
Fatta questa premessa, vediamo cosa ha scatenato l’ingegno di coloro che hanno pensato di invitare Antonio Signore, al secolo Junior Cally.
Il rapper con la maschera antigas, indossata probabilmente per evitare i miasmi delle elucubrazioni mentali che va cantando.
“Oggi leggo che la Rai e il più importante festival della canzone italiana, usando denaro pubblico, sdoganano femminicidio e stupro. Non ho parole. Mi auguro che questo tizio non metta mai piede sul palco di Sanremo”, scrive il segretario della Lega Matteo Salvini appresa la presenza di Junior Cally a Sanremo 2020.
Si unisce alla voce di Salvini la lettera firmata da 29 deputate, indirizzata alla Commissione di Vigilanza della Rai, riporta:
“Condanniamo la presenza del rapper Junior Cally, i cui testi sono pieni di violenza, sessismo e misoginia, appare evidente che la direzione artistica del Festival di Sanremo 2020 sia in palese contrasto con il contratto di servizio della Rai”.
“Ritengo che la Rai dovrebbe svolgere un ruolo importantissimo nel contrastare la violenza contro le donne”, dichiara invece la deputata Cinzia Leone contraria alla presenza del rapper.
Il Presidente dell’ente televisivo Marcello Foa, dal canto suo, stigmatizza la scelta della direzione artistica, dicendo secco: “Scelte come quella di Junior Cally sono eticamente inaccettabili per la stragrande maggioranza degli italiani”.
L’ufficio stampa del rapper, interpellato sulla polemica, fa notare che la presenza dell’artista è nota da tempo, ma solo dal 16 gennaio sono venute fuori le sue idee “anti-populiste” dopo un’intervista al Corriere della Sera.
“Molti artisti che hanno calcato il palco dell’Ariston (in gara o come ospiti) hanno usato frasi più che esplicite”, dice il management del rapper.
“Due sono le cose: o si accetta l’arte del rap, e probabilmente l’arte in generale, che deve essere libera di esprimersi, e si ride delle polemiche.
Oppure si faccia del Festival di Sanremo un’ipocrita vetrina del buonismo, lontana dalla realtà e succursale del Parlamento italiano”, conclude il porta e di Junior Cally.
Della serie, basta che si spari contro Salvini, e ogni santo aiuta. Ora, non sarà un artista con la maschera antigas a preoccupare la politica italiana, ma quello che stona è il silenzio totale del mondo femminista o pseudo tale.
Non che ci si debba strappare le vesti per un ragazzotto assurto alla ribalta, ma qualche sussulto le rime ” si chiama Gioia perchè fa la t… “, forse dovrebbero crearlo!
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