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La tennista ucraina vince ad Austin ma non stringe la mano alla rivale russa: é polemica

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La tennista ucraina, Marta Kostyuk, ha vinto il primo titolo WTA, ma ha fatto un gesto che non é passato inosservato nei confronti della rivale, di nazionalità russa, Varava Gracheva. É noto come il conflitto russo-ucraino costituisca una spina nel fianco del mondo intero, i cui effetti si riverberano anche in ambito sportivo. Non a caso, il gesto della tennista ucraina é stato ampiamente sottolineato. 

Forse non tutti sanno che é consuetudine, nel gioco del tennis, salutare l’avversario, al termine della partita, con una stretta di mano. Ebbene la tennista ucraina non ha voluto compiere il gesto di rito nei confronti della rivale russa; ma non é tutto, in quanto la Kostyuk ha fatto di più. 

Inoltre, non é la prima volta che la tennista ucraina assume tale atteggiamento. Gli amanti del tennis, infatti, ricorderanno le dichiarazioni della sportiva che lo scorso settembre, agli US Open, non strinse la mano ad Azarenka: Limitarsi a dire che non vogliono la guerra, fa sembrare che noi ucraini la guerra la vogliamo”. 

La tennista ucraina compie un altro gesto verso la rivale russa che non passa inosservato

Marta Kostyuk e Varava Gracheva

La tennista ucraina ha altresì dedicato la propria vittoria al suo Paese che sta vivendo un periodo estremamente difficile, dicendo: Dedico questo successo al mio Paese ed a tutte le persone che stanno combattendo e morendo. Ovviamente, essendo nella posizione in cui mi trovo, é estremamente speciale vincere questo titolo…”. 

C’é da dire che la tennista ucraina non ha voluto nemmeno che le venissero scattate delle foto assieme alla rivale, altra prassi ormai consolidata. Rompendo gli schemi, Marta ha sottolineato quanto stia soffrendo nel vedere il proprio Paese in difficoltà. Riguardo la classifica, si é avuto un grosso miglioramento, in quanto l’Ucraina é balzata dal 77esimo posto al 37esimo. 

La tennista ucraina é andata avanti, dritta come un treno, non curandosi delle critiche mosse da chi non ha condiviso la sua scelta, ritenendo che l’avversario vada comunque rispettato, indipendentemente dalla nazionalità e da sottese ragioni politiche. Non a caso, c’é chi separa l’ambito sportivo dagli avvenimenti internazionali, ritenendo che la gara debba essere sempre scevra da tali condizionamenti. 

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