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“Lo incastrano, quel povero scemo”. Il caso Garlasco e la vecchia telefonata del padre delle gemelle Cappa

Un delitto mai risolto e nuovi spunti investigativi

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L’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto il 13 agosto 2007 a Garlasco, continua a generare inquietudini e interrogativi. A distanza di quasi vent’anni, nuove indagini riaccendono l’attenzione su una vicenda mai del tutto chiarita. La procura di Pavia ha riaperto il fascicolo, scavando tra vecchie intercettazioni e rapporti familiari mai del tutto esplorati, cercando di ricostruire connessioni che il tempo aveva sepolto. Il nome di Alberto Stasi, fidanzato della vittima, resta ancora centrale, ma nuove ombre si allungano su altri protagonisti finora rimasti ai margini.

Quelle parole dimenticate: la frase inquietante di Ermanno Cappa

Tra i documenti riesaminati spicca una telefonata intercettata all’epoca e ora tornata alla ribalta. Ermanno Cappa, figura nota nel pavese, parlando con la figlia Stefania, commentava con amarezza: “Se devono incastrarlo, lo faranno”. Il riferimento era chiaro: si parlava di Alberto Stasi. Allora la conversazione fu ritenuta irrilevante, ma oggi, in un contesto diverso, quelle parole assumono un peso nuovo. Gli inquirenti stanno valutando se dietro il delitto possano celarsi intrecci familiari e figure mai indagate, tra cui un presunto “adulto influente” di Garlasco.

Le nuove ipotesi della Procura

La squadra investigativa guidata dal procuratore Fabio Napoleone, con l’aiuto dei sostituti Stefano Civardi, Valentina De Stefano e Giuliana Rizza, sta esplorando la pista di un possibile omicidio orchestrato da più mani. Alcuni indizi genetici trovati nella casa della vittima suggeriscono la presenza di un’altra persona oltre a Stasi. In questa direzione sembra andare anche l’avviso di garanzia emesso nei confronti di Andrea Sempio, amico del fratello della vittima, che apre nuove possibilità investigative.

Le gemelle Cappa sotto i riflettori

Nel nuovo quadro ricostruito dagli investigatori, emergono le figure di Stefania e Paola Cappa, cugine di Chiara. Pur essendo molto vicine alla famiglia Poggi e avendo libero accesso alla casa, non furono mai oggetto di perquisizioni né sospetti. In una telefonata, Stefania esplode: “Prendete pure tutto, casa mia, le bici, le scarpe… ma mia sorella ha un tutore! È ridicolo!”. Un chiaro segno di tensione, ignorato all’epoca. Paola, convalescente, non fu mai coinvolta nelle indagini.

La rabbia del padre e lo sprezzo di Stefania

Ermanno Cappa non nascondeva la sua frustrazione per l’andamento dell’inchiesta. “Era furibondo”, dirà Stefania in un’altra intercettazione. Ma è il tono sarcastico della figlia a colpire gli inquirenti: “Se dico che mi hanno interrogata, mi danno 50mila euro per andare in tv”. Un atteggiamento lontano da quello di una testimone impaurita, che rafforza i dubbi sulla sua posizione.

Un testimone scomodo e le sue ritrattazioni

Tra i nomi che tornano in gioco c’è quello di Marco Demontis Muschitta, che nel settembre 2007 dichiarò di aver visto Ermanno Cappa nei pressi dell’abitazione della vittima il giorno del delitto. Poi ritrattò. In una telefonata col padre, dice: “Lo so di aver detto la verità”. Il padre gli risponde: “Ti hanno protetto. Altri testimoni dicevano che lui era altrove e saresti stato tu nei guai”. Cappa querelò Muschitta per calunnia, ma il procedimento si concluse con l’assoluzione del testimone.

Le telefonate anonime del giorno del delitto

Il 13 agosto, Chiara ricevette diverse chiamate da numeri nascosti. Inizialmente si pensò potesse essere stato Stasi, che usava una linea fissa senza identificativo. Ma altre 21 chiamate, 18 da via Pascoli e 3 dal cellulare personale, furono ricondotte ad Andrea Sempio. Il telefono Nokia della vittima registrò sei contatti nella mattinata, in orari precisi. Solo due utenze risultavano oscurate quel giorno: quella di Stasi e una agenzia viaggi chiusa per ferie.

Un mistero che non smette di tormentare

Il caso Garlasco resta avvolto in un groviglio di ipotesi, testimonianze contraddittorie e relazioni mai del tutto chiarite. Se davvero più di una persona si trovava nella villetta quel giorno, allora forse, come disse Cappa con rabbia, qualcuno finirà incastrato. E a quel punto, potrebbe non essere più il solito “cretino” a pagare.

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