Domenica 4 maggio, la consueta “letterina” di Luciana Littizzetto a Che Tempo Che Fa ha assunto un significato del tutto diverso. Niente battute o ironia: la comica torinese ha voluto dedicare il suo spazio a un commosso saluto a Papa Francesco, scegliendo parole semplici e sincere che hanno colpito dritto al cuore del pubblico.
“Caro Papa Frank”, ha esordito con affetto familiare, “sei arrivato da lontano e ci hai conquistato con il tuo primo buonasera e quel buon pranzo detto come un padre di casa”. Una frase che ha riportato indietro nel tempo, a quel marzo del 2013 in cui Jorge Mario Bergoglio si affacciò al balcone di San Pietro con uno stile inedito e disarmante.
Littizzetto ha raccontato di non riuscire a pensare a lui come a qualcuno che non c’è più: “Scusa se ti parlo al presente, ma per me non te ne sei andato davvero”. E in quel suo modo unico, ha immaginato Papa Francesco come un drone in volo, capace di osservare dall’alto tutte le contraddizioni della Terra, con la stessa attenzione con cui ascoltava i drammi degli ultimi.
Poi il ricordo del lunedì dell’Angelo, quando Papa Francesco è spirato: “Sei andato via la mattina presto, con quelle tue scarpe nere e consumate. Scarpe da strada vera, da uomo che ha camminato il Vangelo più che predicarlo”. E proprio quelle scarpe, simbolo del suo pontificato, sono diventate l’immagine perfetta della sua semplicità e della sua coerenza.
Luciana ha poi parlato dell’eredità morale che il Papa ha lasciato a credenti e non credenti: “Avevi una voce ostinata e coraggiosa. Hai fatto sentire la Chiesa più vicina a chi ne era sempre rimasto fuori”. Ha ricordato i suoi gesti: lavare i piedi ai detenuti, andare tra i migranti, parlare agli esclusi. Un modo di essere pontefice che ha rotto gli schemi e che ha toccato profondamente chiunque abbia sentito il bisogno di una Chiesa più umana.
Non è mancata, alla fine, una nota di leggerezza, con lo sguardo rivolto al futuro e al prossimo Conclave: “Ora parte il Conclave, una via di mezzo tra la Chiesa e il Grande Fratello”, ha scherzato, augurandosi che il prossimo Papa sia un uomo “che sappia guidare, ma non regnare”.
Il finale è stato il più toccante: “Non sempre la pensavo come te, ma ti ho sempre stimato”. Un congedo carico di rispetto, affetto e gratitudine, per un Papa che ha saputo lasciare un segno nella storia e nel cuore di tante persone.
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