Nel cuore dell’estate 2024, una situazione inaspettata potrebbe rivoluzionare le vacanze degli italiani.
Le spiagge, anche quelle più esclusive, potrebbero improvvisamente diventare gratuite. Ma come si è arrivati a questo scenario quasi utopico? La risposta risiede in una serie di decisioni e mancate azioni che hanno portato a una situazione di stallo normativo e legale.
Le concessioni balneari, quelle che permettono agli stabilimenti di gestire tratti di spiaggia, sono tecnicamente scadute. Nonostante ciò, molti gestori hanno riaperto i battenti, con una proroga governativa che sta sollevando non poche polemiche. Questa situazione deriva dalla mancata applicazione della direttiva europea Bolkestein, che mira a evitare monopoli nelle gestioni delle risorse pubbliche promuovendo la concorrenza e, di conseguenza, miglior servizio e prezzi più equi per i consumatori.
Le implicazioni di queste mancate azioni sono vaste. Secondo il Consiglio di Stato, l’uso delle spiagge, beni pubblici per eccellenza, dovrebbe essere oggetto di una gara pubblica, rendendo illegittime le attuali proroghe. Tuttavia, il governo ha scelto di non allinearsi a queste indicazioni, estendendo le concessioni per un ulteriore anno, cosa che ha portato la Commissione Europea ad avviare una procedura di infrazione.
Le reazioni non si sono fatte attendere. L’associazione Mare Libero ha iniziato a piantare ombrelloni nelle spiagge più rinomate, come il celebre Twiga, sfruttando questo vuoto legale. Ma non è solo una questione di spazi fisici. La mappa dei costi di concessione delle famose spiagge VIP rivela cifre sorprendentemente basse, considerando i ricavi degli stabilimenti.
Ad esempio, il Twiga di Flavio Briatore ha versato allo stato meno di 23.000 euro per la sua concessione annuale, nonostante un fatturato milionario. Allo stesso modo, altre località balneari di lusso come il Papeete e il Bagno Alpemare di Forte dei Marmi mostrano cifre di affitto sproporzionatamente basse rispetto ai loro profitti.
Questo scenario solleva questioni non solo legali ma anche etiche. La gestione delle spiagge italiane, seppur lucrative, sembra essere rimasta ancorata a un sistema di concessioni antiquato che non riflette i principi di equità e trasparenza promossi dall’Unione Europea.
Mentre il dibattito si intensifica e le elezioni europee si avvicinano, il futuro delle nostre amate spiagge rimane incerto. Riuscirà il governo a trovare una soluzione equa o le spiagge VIP diventeranno davvero un paradiso libero per tutti gli italiani? Solo il tempo potrà dirlo, ma una cosa è certa: l’estate del 2024 potrebbe essere ricordata come un punto di svolta per l’accesso pubblico alle coste italiane.
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