Marisa Laurito, storica figura della televisione italiana e direttrice del Teatro Trianon Viviani, non ha peli sulla lingua quando si tratta di esprimere il suo parere sui nuovi volti della TV. Recentemente, la sua attenzione si è focalizzata su Stefano De Martino, il quale sta per prendere il timone del programma “Affari Tuoi”, precedentemente condotto da Amadeus. De Martino, ex ballerino di 34 anni, ha firmato un contratto di quattro anni con la Rai per un valore di 8 milioni di euro. Laurito ha sollevato un polverone con le sue dichiarazioni riguardo alla capacità di De Martino di condurre, affermando che “Copiare Arbore è una cosa, copiare male è un’altra cosa”. Questo commento ha scatenato ampie discussioni, riflettendo l’alta aspettativa e il rispetto che il pubblico ha per i predecessori di De Martino come Renzo Arbore.
Renzo Arbore, icona della televisione italiana, è conosciuto per aver rivoluzionato il piccolo schermo con il suo stile unico e innovativo, qualità che Laurito conosce molto bene avendo lavorato a stretto contatto con lui. Quando interrogata sul paragone tra De Martino e Arbore, Laurito è stata categorica: “Assolutamente no”. Lei prosegue spiegando che Arbore non solo era un grande showman e musicista, ma anche un creatore di generi televisivi originali. Laurito critica De Martino per aver ammesso di aver “copiato pari pari” i formati di Arbore, sottolineando che c’è una grande differenza tra prendere ispirazione e replicare senza originalità. Secondo Laurito, l’innovazione e la creazione di contenuti originali sono essenziali per mantenere alta la qualità della televisione.
Oltre a discutere la performance di De Martino, Laurito ha anche espresso preoccupazioni riguardo lo stato attuale della Rai, suggerendo che l’azienda abbia perso molti dei suoi talenti più brillanti a causa di una gestione eccessivamente politicizzata. Ha rimpianto i tempi in cui, nonostante l’influenza politica, la Rai operava grazie a funzionari legati più all’azienda che non a logiche partitiche, permettendo così di valorizzare le competenze e di garantire la qualità del servizio pubblico. Laurito conclude lamentando una certa decadenza nella qualità e nell’indipendenza della televisione pubblica italiana, un cambiamento che, a suo parere, ha influito negativamente sulla produzione di contenuti televisivi di qualità.
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