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Operaia viene minacciata “Non dovevi fare un altro figlio, ti faremo morire”

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“Non dovevi fare un altro figlio, al lavoro ti faremo morire.”
Un’operaia viene minacciata,
ma non ci sta e agisce. Una vicenda che lascia increduli, sia per il contenuto che per le conseguenze a medio termine per l’Italia intera.

Una vicenda che racconta di minacce e situazioni discriminatorie nei confronti di una dipendente di un’azienda, la cui colpa è quella di essere rimasta incinta.

Accade in Lombardia,  un’operaia  viene minacciata

Chiara è una giovane donna che da 15 anni lavora in un’azienda a gestione familiare in Lombardia. Una delle tante realtà italiane che, con fatica e tanta passione, mandano avanti la loro attività.

La dipendente è già mamma di un bambino quando, poco più di 1 anno fa, rimane di nuovo incinta. L’azienda nella quale lavora come operaia sta vivendo, proprio in quei giorni, una ristrutturazione con l’ingresso di nuovi soci e di nuove figure dirigenziali.

 

Quando Chiara comunica la sua nuova maternità viene affrontata dal nuovo amministratore con fare molto brusco e l’operaia viene minacciata. “Non dovevi fare un altro figlio, ora ti faremo morire.”

Parole inaccettabili, una minaccia sgradevole e priva di ogni logica e buonsenso.  Come se rimanere incinta fosse una colpa, un grave errore. Una condanna.

Senza distrarci dalla storia di Chiara e senza dilungarci troppo su questioni che riguardano l’intero nostro Paese, quello della denatalità è uno dei più grossi problemi che ci affliggono. L’Inps, non a caso, ha recentemente avvertito che, se questa situazione non si invertirà, nel 2050 potrebbero esserci seri problemi a pagare le pensioni.

Se non nascono figli e rimangono solo pensionati non c’è bisogno di un Premio Nobel in economia per capire questa semplice e preoccupante realtà.

La risolutezza della giovane madre

Tornata al lavoro, Chiara scopre di essere oggetto di mobbing, con compiti e qualifiche differenti rispetto a quanto svolto per 15 anni. Non solo, ma la nuova amministrazione, forte dell’appoggio dei colleghi, propone alla donna un licenziamento volontario.

L’incredulità di Chiara diventa rabbia e dolore quando le viene più volte consigliato di accettare perchè, altrimenti, “ti faremo morire”. Parole offensive, violente, ma che non spaventano la giovane dipendente che si rivolge ai sindacati per una tutela della sua posizione.

Tanta risolutezza non passa inosservata e così Chiara viene sempre più emarginata dai nuovi dirigenti, ma anche dai colleghi di lavoro.

“Ora che ho due figli devo stringere i denti per loro” dice la neo mamma, che continua la sua battaglia a testa alta.

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