“Sul podio, il Maestro Peppe Vessicchio.” Bastava questa frase, scandita con solennità a Sanremo, per evocare un mondo di armonia, eleganza e tradizione. Ogni qualvolta riecheggiava, il pubblico si preparava ad accogliere quella figura distinta, vestita con sobrietà e ornata da un immancabile papillon. Lo sguardo sereno, la barba ordinata, l’atteggiamento composto: Vessicchio non era solo un volto della musica italiana, ma il simbolo di un’arte che univa grazia e rigore. Oggi, mentre il Paese ne ricorda la scomparsa, quella frase diventa quasi un inno alla memoria di un artista che ha saputo lasciare il segno con discrezione e autorevolezza.
Nato a Napoli ma cittadino della musica mondiale, Vessicchio è stato molto più che un direttore d’orchestra. La sua figura rappresentava il punto d’incontro tra la serietà accademica e l’anima popolare, tra lo spartito e il cuore. Con movimenti precisi e misurati, ha guidato interpreti di ogni età attraverso i brani che hanno fatto la storia del Festival. Le sue mani raccontavano attenzione, il suo stile trasmetteva fiducia. Era, per molti, una garanzia di autenticità.
Tra i tanti tratti distintivi del Maestro, ce n’era uno che col tempo è diventato quasi un marchio personale: il papillon. Un semplice accessorio, certo, ma capace di trasformarsi in segno di riconoscimento. Ogni apparizione pubblica lasciava spazio alla curiosità: quale sarà la scelta di oggi? Un piccolo gioco visivo, delicato ed elegante, che raccontava molto del suo modo di essere.
Per Vessicchio, indossare il papillon non era un capriccio estetico, ma un gesto di riguardo. Una forma di rispetto verso chi lo ascoltava, una dichiarazione silenziosa che anche l’immagine, in musica, ha il suo ruolo. Quella scelta rappresentava armonia, misura, coerenza tra suono e apparenza. Un’estetica pensata, mai ostentata, che parlava con la stessa raffinatezza delle sue direzioni d’orchestra.
Il Maestro preferiva abiti sobri, camicie dai colori tenui, tessuti raffinati ma mai appariscenti. I capelli candidi e lunghi, la barba curata, la postura sempre elegante: ogni dettaglio contribuiva a costruire un’immagine coerente, dolce e autorevole insieme. Nulla era casuale, ogni elemento sembrava parte di una partitura visiva, composta con la stessa attenzione con cui si struttura una sinfonia.
Per oltre trent’anni, Vessicchio è stato una presenza costante nei salotti degli italiani. L’annuncio del suo nome non era soltanto l’introduzione a una performance musicale, ma un segnale di garanzia. La sua figura, mai invadente ma sempre centrale, incarnava un ideale di musica fatto di equilibrio, sentimento e rigore. Con lui sul podio, ogni nota sembrava trovare la sua giusta collocazione.
Forse il messaggio più prezioso che ci ha lasciato è che la musica può (e deve) educare anche attraverso l’eleganza, i gesti misurati, l’attenzione al dettaglio. Anche un accessorio come il papillon può essere portatore di significato, diventare simbolo di un’arte vissuta con coerenza e passione. Oggi, nel commosso ricordo di chi lo ha ammirato, resta il senso di gratitudine per aver avuto in Peppe Vessicchio un raro esempio di stile, sobrietà e profondità. Un Maestro, in ogni senso.
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