L’inflazione ha inciso pesantemente sui prezzi di prodotti di comune consumo come nel caso della pasta come attestato dall’indagine condotta nel mese di marzo, dalla quale è emerso che il prezzo della pasta è lievitato superando i 2 euro al chilo. Assoutenti (AU) – Associazione Nazionale Utenti Servizi Pubblici – che tutela i consumatori, ha analizzato il rincaro dei prezzi nel nostro Paese evidenziando una significativa differenza rispetto all’anno precedente e rintracciando nella Toscana l’area dove si sono registrati i maggiori aumenti.
Tra i prodotti che comunemente le famiglie italiane mettono nel carrello della spesa la pasta non manca quasi mai, e su questo prodotto si è registrato un aumento alle stelle in particolare in alcune realtà regionali dove nel mese di marzo dell’anno in corso si è verificato un trend al rialzo che ha superato i due euro al chilo.
Secondo i dati racconti da Associazione Nazionale Utenti Servizi Pubblici se si mettono a confronto i prezzi in corso con quelli del 2022 si rintraccia un sostanzioso rincaro principalmente in alcune province della Toscano, dove il primato negativo in tal caso lo ha conquistato Siena facendo segnare un +58%, passando da un costo medio di 1,37 euro a 2,17 euro al chilo.
Anche a Firenze l’aumento a marzo su questa voce della spesa ha subito un incremento considerevole (52,8%), la situazione è diversa seppure analoga in altre regioni. Ad esempio in Piemonte le variazioni annue si sono attestate su un +4,6% e più; mentre in Campania ed in Sardegna si è registrato un incremento dei prezzi attorno al 9,9% nell’arco dell’anno in corso. Per il momento a Cosenza la pasta costa meno, si paga in media 1,48 euro, mentre a Palermo ed a Siracusa si sale a 1,50 euro al chilo.
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Una differenza dei prezzi a livello territoriale nel nostro Paese che non trova una spiegazione, come riferito dal presidente di Assoutenti, Furio Truzzi: “I prezzi del grano sono omogenei su tutto il territorio nazionale e si attestano attorno ai 38 centesimi di euro al chilo. Non si capisce quindi la ragione di differenze dei listini al dettaglio della pasta così elevate tra le varie province. Per tale ragione abbiamo deciso di inviare il nostro dossier a Mister Prezzi e al ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, affinché accertino se sulla pasta siano in corso speculazioni o anomalie atte ad alterarne i prezzi al dettaglio”.
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