Per ore interminabili, la zona intorno al Lago George, nello Stato di New York, è stata al centro di intense ricerche. La protagonista, suo malgrado, era Melina Frattolin, una bambina canadese di appena nove anni. Le autorità si erano mobilitate in forze: elicotteri, unità cinofile e numerosi agenti si sono messi in moto dopo che il padre ne aveva denunciato l’improvvisa scomparsa, il 19 luglio. L’uomo aveva inizialmente parlato di un furgone bianco e, successivamente, di un rapimento da parte di due sconosciuti, alimentando l’ipotesi di un sequestro lungo la strada del ritorno verso il Canada.
La mattina seguente, lo scenario è radicalmente cambiato. Il corpo senza vita della piccola è stato rinvenuto in un laghetto poco distante dalla zona segnalata. L’acqua poco profonda celava una realtà sconvolgente: Melina non era stata rapita. I primi riscontri medico-legali hanno infatti rivelato che la causa del decesso era compatibile con annegamento, spostando così le indagini su un binario del tutto inaspettato.
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, sarebbe stato proprio Luciano Frattolin, 45 anni, imprenditore canadese di origini italiane, ad aver compiuto l’irreparabile. Padre e figlia erano in vacanza negli Stati Uniti da circa dieci giorni, spostandosi tra il Connecticut e New York. Al termine del soggiorno, l’uomo avrebbe dovuto riportare Melina a Montreal, dalla madre, che dopo la separazione del 2019 aveva ottenuto la custodia esclusiva. Ma qualcosa, lungo quel viaggio di ritorno, è andato tragicamente storto.
Le autorità ritengono che l’uomo abbia deciso di trattenere la figlia contro la volontà della madre e, in preda a motivazioni ancora oscure, l’avrebbe uccisa il 19 luglio, nascondendone poi il corpo. Arrestato due giorni dopo con le accuse di omicidio e occultamento di cadavere, Frattolin aveva fornito versioni confuse e contrastanti fin dalla prima chiamata al 911, dettaglio che ha subito fatto scattare i sospetti degli investigatori.
Contattata dalla polizia, la madre di Melina ha rivelato di non aver mai avuto timori riguardo alla vacanza con il padre, mai avrebbe pensato che potesse trasformarsi in una tragedia simile. Il caso ha profondamente scosso non solo l’opinione pubblica canadese, ma anche le comunità statunitensi coinvolte nelle ricerche.
Durante una conferenza stampa, il capitano Robert McConnell ha definito l’episodio come “una tragedia familiare dal finale più drammatico possibile”. L’intera vicenda ha acceso interrogativi profondi su ciò che può spingere un genitore a spezzare la vita del proprio figlio. Nel frattempo, si preannuncia un processo lungo e doloroso. L’unica certezza rimasta è l’ingiustizia subita da una bambina innocente, che avrebbe dovuto solo vivere la spensieratezza della sua età.
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