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Presenza italiana in Iraq e Kuwait: il nuovo assetto deciso dalla Difesa

Spostamenti logistici per migliorare l’efficacia sul campo

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Negli ultimi giorni, il contingente militare italiano presente nei territori di Iraq e Kuwait ha subito un riassetto organizzativo all’interno delle basi operative. Secondo quanto trapelato da fonti legate al Ministero della Difesa, si tratta di una manovra pianificata con l’intento di ottimizzare l’operatività e garantire maggiore incisività nelle attività svolte nella regione. Resta invariato, tuttavia, il numero dei militari coinvolti.

Ad oggi, sono 1.100 i soldati italiani dislocati tra la base di Erbil, situata nel Kurdistan iracheno, e quella di Ali Al Salem, in Kuwait. Entrambe le installazioni rappresentano snodi strategici fondamentali all’interno della missione multinazionale impegnata nella lotta al terrorismo e nella stabilizzazione dell’area mediorientale.

Nuova configurazione, stessa missione

Fonti interne alla Difesa hanno precisato che la ridefinizione delle posizioni non è motivata da situazioni di emergenza o criticità particolari, ma risponde a una strategia di adeguamento delle forze alle esigenze specifiche delle operazioni in atto. Il personale delle Forze armate italiane opera infatti in un quadro internazionale, in stretto coordinamento con alleati stranieri, contribuendo ad attività di formazione, raccolta informazioni e supporto logistico alle autorità locali.

Il contesto operativo di Iraq e Kuwait rimane fragile, specie considerando le tensioni ancora diffuse in diverse aree del Medio Oriente. Sebbene l’influenza dell’Isis sia attualmente ridimensionata rispetto al passato, non si esclude il rischio di recrudescenze estremiste o nuove destabilizzazioni. È proprio in questo scenario che la presenza militare internazionale continua ad assumere un valore decisivo.

L’Italia conferma il suo impegno nel quadro NATO

Con questa riorganizzazione, l’Italia rinnova il proprio impegno all’interno della missione NATO “Mission Iraq” e della coalizione globale contro Daesh. Il nostro Paese ribadisce così la propria adesione a una visione di cooperazione internazionale e di responsabilità condivisa, ricalibrando il posizionamento delle sue truppe per rispondere con maggiore efficacia agli obiettivi concordati a livello globale.

Un progetto trasversale: verso una riserva militare

Parallelamente, prende corpo l’intenzione del governo guidato da Giorgia Meloni – sostenuta anche da proposte avanzate dall’opposizione – di dare vita a una riserva militare nazionale. L’iniziativa, annunciata da Nino Minardo, presidente della commissione Difesa della Camera e rappresentante della Lega, prevede l’avvio delle discussioni parlamentari l’8 luglio. L’obiettivo condiviso da maggioranza e Partito Democratico è quello di redigere un testo unico, frutto della sintesi tra la proposta presentata dallo stesso Minardo e quella di Stefano Graziano, deputato campano del Pd.

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