x

Advertisement

“Quanto c’era davvero sul conto”. Famiglia tra i boschi, rivelazioni dai controlli bancari

Nuovi sviluppi nella vicenda della famiglia di Palmoli

Advertisement

Il caso della famiglia anglo-australiana che ha scelto di vivere isolata nelle campagne di Palmoli si arricchisce di nuovi elementi. Mentre l’opinione pubblica continua a interrogarsi sulle reali condizioni in cui vivevano i tre figli, allontanati dalla casa in mezzo alla natura, Catherine e Nathan hanno deciso di rendere pubblica la loro versione dei fatti con una lunga dichiarazione. In essa comunicano di aver revocato l’incarico al legale Giovanni Angelucci, che li ha rappresentati sin dall’inizio della vicenda giudiziaria, avviata nel 2024. La scelta – spiegano – nasce dalla volontà di “ricostruire una verità” che sentono essere stata alterata e che ha profondamente segnato il loro equilibrio familiare.

Frizioni con le istituzioni e accuse respinte

Nel documento, i genitori raccontano come la relazione con le autorità sia stata al centro della loro decisione. A loro dire, il precedente avvocato non avrebbe favorito un dialogo efficace con le istituzioni, ostacolando un confronto legale chiaro e diretto. La coppia sottolinea l’importanza di un’interlocuzione trasparente, lamentando l’assenza di mediazioni adeguate in un momento già difficile. Particolarmente netta è la loro smentita rispetto alle voci secondo cui avrebbero rifiutato proposte abitative alternative: parlano di “dati falsati” e affermano con decisione che tali accuse non corrispondono in alcun modo alla realtà.

Il problema della lingua e la difficoltà nel comprendere gli atti

Catherine e Nathan pongono l’accento anche su una barriera linguistica che, secondo loro, avrebbe compromesso la corretta interpretazione delle disposizioni ufficiali. Raccontano di aver compreso pienamente il contenuto dell’ordinanza giudiziaria soltanto due giorni prima del comunicato, quando finalmente ne hanno ricevuto una versione in inglese. Questo ritardo, spiegano, ha contribuito a creare confusione e incomprensioni nei mesi precedenti, segnati da preoccupazioni e difficoltà comunicative. Ribadiscono che ogni decisione – compreso il trasferimento in Abruzzo – è sempre stata presa pensando esclusivamente al bene dei figli, che definiscono il “fulcro imprescindibile” della famiglia.

L’istruzione dei figli e il desiderio di collaborazione

Nella seconda parte del loro intervento, i due genitori si soffermano su un aspetto che definiscono cruciale: la mancanza di possibilità, a loro dire, di dimostrare l’efficacia del percorso educativo domestico offerto ai figli. La documentazione relativa, affermano, è stata acquisita solo in ritardo, impedendo una valutazione completa del loro impegno pedagogico. Da qui, la volontà di affrontare le prossime fasi con uno spirito diverso, fatto di maggiore apertura e consapevolezza rispetto al percorso giudiziario. “Non vediamo un nemico, ma un’istituzione che, come noi, mira alla protezione dei nostri bambini”, scrivono.

Le finanze sotto la lente: quanto avevano davvero?

Uno dei punti esaminati nel procedimento riguarda la condizione economica della famiglia. Dai controlli sui conti bancari emergono cifre piuttosto contenute: al 31 marzo 2025 risultavano 128 euro, saliti a 362 euro a fine giugno. Le entrate totali, nell’arco temporale analizzato, ammontano a circa 19.000 euro, in gran parte provenienti da bonifici familiari, alcuni superiori ai 2.000 e persino ai 5.000 euro. Le cifre tra 100 e 150 euro sarebbero legate – secondo quanto dichiarato – a piccoli incarichi lavorativi svolti da Catherine in Italia.

Tra i movimenti figura anche una donazione di 400 euro destinata a John Cipolla, rappresentante di un’organizzazione indigena associata – secondo quanto appurato dagli investigatori – a presunti organismi giuridici non riconosciuti. Sui social, la situazione economica della famiglia ha acceso un acceso dibattito. In molti si chiedono come sia possibile garantire il sostentamento di tre figli con simili risorse: “Con cento euro al mese non si va avanti”, “Se questi sono davvero i numeri, tutto cambia”, sono solo alcuni dei commenti comparsi online.

La posizione del Ministero e le verifiche in corso

A chiudere una giornata densa di sviluppi è arrivata la voce del Ministero della Giustizia. Il ministro Carlo Nordio ha confermato che l’intera vicenda è ancora oggetto di verifiche. “Sono in corso accertamenti, da cui dipenderanno le decisioni successive. Al momento non è stato inviato alcun ispettore”, ha dichiarato. Le sue parole lasciano intendere che il quadro sia ancora in evoluzione e che gli esiti delle valutazioni tecniche in corso saranno determinanti per i prossimi passi.

Un nuovo capitolo ancora da scrivere

La storia della famiglia di Palmoli si arricchisce così di ulteriori sfaccettature, tra testimonianze, chiarimenti e tensioni non ancora sopite. Le prossime settimane saranno decisive per comprendere se i racconti dei genitori, le indagini delle autorità e le risposte istituzionali riusciranno finalmente a far emergere una verità condivisa e definitiva.

CONDIVIDI ☞