Bruno Vespa, noto giornalista e conduttore televisivo, ha recentemente sollevato un polverone durante la trasmissione Quarta Repubblica, condotta da Nicola Porro su Rete 4. Vespa, intervenendo sul tema delle manifestazioni pubbliche, ha espresso un’opinione che ha scatenato l’ira degli utenti sui social media, dichiarando che “tutti quanti anche i fascisti hanno il diritto di manifestare”.
Questa affermazione ha immediatamente acceso le controversie, considerando che la Costituzione Italiana, nella sua XII disposizione transitoria e finale, vieta esplicitamente la riorganizzazione del Partito Nazionale Fascista. Il commento di Vespa è stato percepito come una possibile apologia del fascismo, un reato secondo l’ordinamento giuridico italiano, specificatamente punito dall’articolo 4 della legge Scelba.
Le reazioni non si sono fatte attendere: numerosi sono stati i commenti di disapprovazione e indignazione che hanno inondato i post dedicati alla puntata sui vari canali social della trasmissione. Tra le risposte più popolari, alcuni utenti hanno sottolineato come il fascismo sia stato una macchia oscura nella storia italiana, un’ideologia che non dovrebbe trovare spazio né visibilità nel dibattito pubblico moderno.
Altri hanno richiamato sentenze della Corte di Cassazione, come la n.10569/2021, che ribadiscono il divieto di ostentare simboli nazifascisti. Il dibattito ha anche portato alcuni a commentare che figure come Vespa non sembrano aver accettato la fine di un’epoca tristissima, conclusasi definitivamente con l’avvento della Repubblica Italiana il 1° gennaio 1948.
Questo episodio solleva una volta di più interrogativi sulla responsabilità dei media e dei loro rappresentanti nel trattare argomenti di così alta sensibilità storica e sociale, ricordando l’importanza di un’informazione ponderata e rispettosa delle fondamenta democratiche e antifasciste del paese. La polemica ha messo in luce la necessità di una riflessione continua su come il passato influenzi il presente e su come il discorso pubblico possa essere condotto senza risvegliare fantasmi di un periodo buio che la maggior parte degli italiani preferirebbe lasciare alle spalle.
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