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Tagli sulla tredicesima a causa del Covid. Cosa cambia e quali categorie di lavoratori sono interessate dalla riduzione

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Gli effetti economici da ascrivere al Covid hanno portato ad apportare dei tagli sulla tredicesima, che si preannuncia più leggera per alcuni lavoratori.

Ma tale riduzione non riguarda tutti i contribuenti, di fatto non interessa chi percepisce le pensioni, né la categoria dei dipendenti pubblici e privati che hanno continuato regolarmente a lavorare nel corso della pandemia.

Invece la gratifica non spetta ai lavoratori che si trovano attualmente in cassa integrazione a zero ore, questo perché la somma di denaro spettante si include nel bonifico mensile dell’Inps.

Mentre i lavoratori che si trovano in cassa integrazione a orario ridotto ne ha diritto ma in riferimento esclusivo alle ore di lavoro.

Come forma di sostegno il Governo aveva ipotizzato di assegnare a chi si trova in cassa integrazione un “bonus di Natale”, ma a causa della mancanza di risorse economiche questa misura non si può attuare.

Proprio la carenza di liquidità ha portato ad eseguire dei tagli sulla tredicesima, infatti la Cgia di Mestre ha previsto gli effetti del Covid appurando che l’importo cala di 3 miliardi rispetto al 2019, registrando per il 2020 una cifra complessiva di 30 miliardi.

Sulla carta si prevedevano 34 milioni di gratifiche natalizie ma si sono dovuti sottrarre 3 miliardi a causa degli effetti economici del Covid.

Tagli sulla tredicesima

Tagli sulla tredicesima a causa del Covid

La tredicesima più leggera causa Covid riguarda solo i lavoratori in cassa integrazione.

Ossia coloro costretti al regime di cig a zero ore che non permette di matura la mensilità aggiuntiva e coloro che si trovano in cig a orario ridotto, che potranno avere la mensilità aggiuntiva solo sulle ore lavorate.

Si deve precisare infatti che la tredicesima mensilità è una parte di retribuzione che normalmente si destina a pensionati e lavoratori a fine anno, prima del Natale.

Poiché la cassa integrazione, la cassa in deroga ed il fondo di integrazione salariale si calcolano sulla base della retribuzione totale che si dovrebbe attribuire al lavoratore per le ore di lavoro non offerte, l’assegno spettante al lavoratore in cig a zero ore ogni mese comprende già i ratei di tredicesima.

Ma nella pratica, spesso questa cifra aggiuntiva non si percepisce in quanto l’integrazione salariale arriva quando si raggiunge l’80% della retribuzione base.

Cosa cambia per i lavoratori

Si deve precisare che la normativa sulla cassa integrazione prevede dei tetti massimi che nella pratica portano a dicembre alcuni lavoratori a non percepire la somma aggiuntiva.

In base ai tetti massimi (998,18 euro lordi se la retribuzione dei ratei è fino a 2.159 euro; 1.199,71 lordi se supera i 2.159) il lavoratore percepisce meno dell’80%.

Come conseguenza quindi non si ha la possibilità di avere diritto in pieno alla tredicesima.

I tagli sulla tredicesima ai tempi del Covid interessano anche chi si trova in cassa a orario ridotto che ha diritto solo ad una piccola aggiunta alla cig che però percepisce ogni mese.

Per le ore di lavoro che avanzano matura la gratifica della mensilità aggiuntiva, che il datore di lavoro deve versare.

I tagli della tredicesima previsti dalla Cgia prevedono una riduzione di circa 100 euro per ogni mese di indennità ricevuta.

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