Il caso di Alessia Pifferi, accusata di aver abbandonato la figlia Diana di 18 mesi, morta di stenti lo scorso luglio, continua a suscitare tensioni e dibattiti: in aula, si è acceso uno scontro tra il pubblico ministero Francesco De Tommasi e l’avvocato difensore Alessia Pontenani riguardo la perizia psichiatrica richiesta per la donna. Il pm De Tommasi ha espresso forti perplessità sulla relazione delle psicologhe riguardo ai colloqui in carcere con l’accusata, sostenendo che Pifferi sarebbe stata influenzata nel fornire una versione dei fatti diversa da quella iniziale. Secondo De Tommasi, è fondamentale escludere queste valutazioni, che indicano un deficit cognitivo di Pifferi, dai documenti che saranno analizzati dal perito Elvezio Pirfo.
La procura sostiene che in carcere Pifferi sarebbe stata sottoposta a test psicologici non autorizzati e privi di validità scientifica, che esulano dalle competenze di una casa di reclusione. Questi test, secondo il pm, non rappresentano un percorso di assistenza per la detenuta, ma piuttosto un tentativo di revisione dei fatti a favore della difesa. D’altra parte, l’avvocato Pontenani ha difeso la sua assistita sostenendo che Pifferi ha un grave problema cognitivo e non riesce a comprendere le conseguenze delle sue azioni, così la difesa ha richiesto che venissero ascoltate le psicologhe, ma la corte ha ritenuto questa richiesta non fattibile e non importante.
Il caso di Alessia Pifferi continua quindi a generare dibattiti e controversie, con la procura e la difesa che si confrontano su aspetti chiave della vicenda, in attesa di ulteriori sviluppi. Questo il punto centrale secondo De Tommasi: “Alessia Pifferi è stata influenzata nel fornire una versione differente rispetto a quella che spontaneamente ha dato all’inizio. È necessario togliere queste valutazioni, da cui è emerso un deficit cognitivo della donna, dall’insieme dei documenti che dovranno essere analizzati dal perito Elvezio Pirfo, a cui è stato affidato in questi giorni l’incarico di redigere la relazione sulla donna”.
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La difesa dopo l’udienza ha commentato: “Pifferi non solo ha un problema cognitivo molto grave, ma non riesce a comprendere le conseguenze delle sue azioni, è come se fosse una bambina. Il pubblico ministero insiste nel dire che è stata manipolata e che le è stato suggerito cosa dire da psicologi e difensori, per quello ho chiesto che venissero sentite le psicologhe, ma la corte lo ha ritenuto non fattibile, ritenendolo non importante”.
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