L’interrogatorio di Filippo Turetta, accusato dell’omicidio di Giulia Cecchettin, si è svolto nel carcere di Verona in presenza del giudice Benedetta Vitolo, del pm Andrea Petroni e del suo avvocato Giovanni Caruso. L’interrogatorio, iniziato intorno alle 10 del mattino, è durato circa mezz’ora, con Turetta che ha scelto di non rispondere alle domande poste, un’opzione legale spesso usata in situazioni simili
Nonostante il suo silenzio formale, Turetta ha reso alcune dichiarazioni spontanee, ripetendo quanto già dichiarato alla polizia tedesca al momento del suo arresto: “Ho ucciso la mia ragazza”. Durante l’interrogatorio, è stato segnalato che Turetta ha mostrato evidenti segni di emozione, scoppiando in lacrime di fronte al gip.
Le Accuse e le Dichiarazioni
L’omicidio di Giulia Cecchettin è descritto come “aggravato dallo stalking” dall’avvocato Nicodemo Gentile, legale di fiducia della sorella della vittima. Turetta viene descritto come un “molestatore assillante” che avrebbe esercitato un controllo psicologico eccessivo sulla vittima, conducendola a uno stato di disorientamento e ansia significativa. Questo comportamento ha culminato nell’omicidio, interpretato come un atto di volontà persecutoria da parte di Turetta.
Attualmente, Turetta si trova nell’istituto penitenziario di Montorio, Verona, come detenuto a rischio suicidio, sorvegliato a vista. Nonostante la gravità delle accuse, la difesa non ha richiesto misure cautelari meno severe, come gli arresti domiciliari. Turetta ha espresso il desiderio di studiare e di vedere i suoi genitori mentre è in detenzione.
Gli inquirenti stanno valutando l’ipotesi di premeditazione dell’omicidio, basandosi su vari indizi come i coltelli e il cambio di vestiti portati da Turetta, e ricerche online effettuate da lui su come sopravvivere in montagna. La Procura attende l’autopsia sul corpo di Giulia, prevista per il primo dicembre, per determinare ulteriori dettagli e potenziali aggravanti dell’omicidio, come la crudeltà.
Nel frattempo, Turetta si prepara a essere trasferito nella sezione “protetti” del carcere, una misura presa per la sua sicurezza data la natura del reato e la possibile riprovazione sociale. Questa sezione è destinata a detenuti che non devono avere contatti con persone in carcere per altre tipologie di reati.
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This post was last modified on 28 Novembre 2023 13:05
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