Gianluca Vacchi positivo al Covid, il suo video choc fa esplodere le polemiche: “Sto pulendo il mio sangue”

Gianluca Vacchi alle prese con la positività da Covid, si è mostrato sui social mentre si sottoponeva ad una controversa terapia annunciando: “Quarto giorno di Covid. Sto lavando e pulendo il mio sangue”. Le dichiarazioni del popolare imprenditore hanno innescato un polverone, dal momento che la pratica da lui utilizzata è alquanto controversa e non ufficiale.

Si tratta di una cura che ha preso piede negli Usa e che consiste in una trasfusione di sangue pompato di ozono e di ossigeno, che promette di rimettere in forze i pazienti colpiti dal Covid, ossigenando di più il sangue e così stimolando una guarigione più rapida. Il video condiviso da Gianluca Vacchi ha fatto esplodere le discussioni attorno al controverso trattamento e non solo, perché ancora una volta l’imprenditore influencer è stato bersagliato duramente dal web.

Gianluca Vacchi positivo al Covid si sottopone ad autoemotrasfusione e scatena le polemiche

La positività è stata annunciata il giorno dell’Epifania dallo stesso Vacchi sui suoi canali social, dopo aver passato le vacanze natalizie insieme alla famiglia a Miami. Dopo qualche giorno sempre su Instagram, l’influencer si è rifatto vivo mostrandosi in un video nel quale con l’aiuto di un’infermiera si sottoponeva ad una trasfusione di sangue, sentenziando: “Questo sicuramente mi aiuterà a guarire più in fretta e meglio”. Il video ha fatto esplodere delle infuocate discussioni, dal momento che si tratta di una procedura considerata illecita nel mondo sportivo: l’autoemotrasfusione è nota infatti con il nome di doping ematico ed attualmente negli Usa ha trovato grande applicazione per curare i soggetti positivi al Covid.

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Ancora una volta Gianluca Vacchi scatena le polemiche su un tema delicato come il Covid, dopo aver già precedentemente innescato delle accese critiche lo scorso maggio, quando aveva ammesso di essersi sottoposto alla prima dose di vaccino insieme alla sua compagna Sharon Fonseca a Belgrado, che all’epoca era diventata la meta del cosiddetto turismo vaccinale, mettendo in grosse difficoltà la stessa vaccinazione della popolazione locale.

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