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Green pass obbligatorio, tutte le proposte sul tavolo del Governo: le dosi minime per ottenere il certificato e come andrà usato nel nostro Paese

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I nuovi contagi nel nostro Paese, da imputare alla variante Delta, hanno portato il mondo politico ad affrontare il dibattito sul Green pass obbligatorio: il governo sta studiando delle nuove misure di contenimento contro il Covid tra cui l’utilizzo del certificato sanitario.

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Al momento, sul tavolo del Governo sono state portate diverse proposte e si discute principalmente su quante dosi siano necessarie per ottenere la certificazione. Un altro punto critico riguarda il metodo di assegnazione del colore delle Regioni, in riferimento alla fascia di rischio: un fattore che potrebbe influenzare la stessa obbligatorietà del pass. Sulla scia del modello francese, il mondo politico italiano ha deciso di riformulare lo scenario del Green pass obbligatorio, ed il premier Mario Draghi ha aperto la strada ad una modifica delle misure anti Covid.

Green pass obbligatorio tutte le ipotesi

Green pass obbligatorio in Italia

Tra le ipotesi che si sono imposte all’attenzione, di recente è spuntata quella del sottosegretario alla Salute Andrea Costa che ha suggerito un uso modulabile della certificazione, in base alla stessa situazione di criticità. Ma tra le proposte al vaglio del Governo pare sia più accreditata la tesi che prevede la validità del Green pass con una dose di vaccino per andare al ristorante al chiuso; invece sarebbe necessaria la doppia dose per frequentare i luoghi più affollati.

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Mentre il dibattito sul Green pass obbligatorio è ancora nel suo vivo, si auspica anche di evitare il rischio del passaggio di colore delle Regioni. Si attende la decisione in vista della presentazione del nuovo decreto che entrerà in vigore il prossimo 26 luglio 2021, e che farà chiarezza anche su una possibile proroga dello stato di emergenza in Italia per altri tre mesi. Ma tra gli altri temi trattati figurano anche le regole per cambiare fascia di rischio tenendo conto del numero dei ricoveri in area medica ed in terapia intensiva, e non del numero dei positivi ogni settimana su centomila abitanti.

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