In una lunga intervista rilasciata da Riccardo Muti al Corriere della Sera, il maestro si è lasciato andare ad una sorta di soliloquio, nel corso del quale ha parlato del suo passato e della morte. A circa un mese dal suo 80esimo compleanno, il musicista italiano si è “concesso”: così ha svelato una certa delusione malgrado una lunga carriera costellata da successi.
“Mi sono stancato della vita. Perché è un mondo in cui non mi riconosco più. E siccome non posso pretendere che il mondo si adatti a me, preferisco togliermi di mezzo. Come nel Falstaff: ‘Tutto declina’” –il commento cinico di Muti raccolto dal Corriere della Sera.
Nel corso delle sue dichiarazioni raccolte dallo storico quotidiano milanese, il maestro ha evocato la sua infanzia, ricordando con nostagia: “Ho avuto la fortuna di crescere negli anni ’50, di frequentare il liceo di Molfetta dove aveva studiato Salvemini, con professori non severi; severissimi. Ricordo un’interrogazione di latino alle medie. L’insegnante mi chiese: ‘Pluit aqua’; che caso è aqua? Anziché ablativo, risposi: nominativo. Mi afferrò per le orecchie e mi scosse come la corda di una campana. Grazie a quel professore, non ho più sbagliato una citazione in latino. Oggi lo arresterebbero. Rimpiango la serietà“.
Riccardo Muti ha affrontato anche il tema della morte, svelando di sentirsi estraneo a questo mondo e di non temerla, mentre lo spaventa il doversi separare dalle persone amate: “[…] Oggi il mondo va così veloce, travolge tutto, anche queste cose semplici, che sono di una profonda umanità. Non temo la fine in sé. Mi dispiace lasciare gli affetti. Mia moglie, i miei figli Francesco, Chiara e Domenico, i nipoti. E gli animali”.
A proposito del suo commiato il maestro Muti ha detto di avere alcune richieste che vorrebbe fossero esaudite: “I miei funerali? Scherzosamente dico che lascerò l’indicazione di brani musicali da eseguire in chiesa attraverso incisioni, rigorosamente dirette da me. Ai miei funerali non voglio applausi. Sono cresciuto in un mondo in cui ai funerali c’era un silenzio terrificante. Ognuno era chiuso nel suo vero o falso dolore […]. I primi applausi li ricordo ai funerali di Totò e della Magnani, ma erano riconoscimenti alla loro capacità di interpretare l’anima di Napoli, di Roma, della nazione“.
Con tono scherzoso infine Muti ha aggiunto a proposito dei suoi funerali: “Quando sarà il mio turno, vorrei che ci fosse il silenzio assoluto. Se qualcuno applaude, giuro che torno a disturbarlo di notte, nei momenti più intimi”.
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