Il bonus 200 euro decade ed i lavoratori, ma non tutti, da agosto potranno beneficiare di stipendi più alti per sei mesi, una misura da ascrivere al taglio del cuneo fiscale che ha deciso il governo. Come conseguenza di tale scelta a partire da agosto le buste paghe per alcuni lavoratori saranno più sostanziose, quindi la misura non riguarderà tutti ma solo alcune categorie. Un provvedimento da ascrivere al taglio del cuneo fiscale e che permetteràdi far finire nelle buste paga degli italiani da agosto fino a dicembre una cifra più alta.
Tra gli ultimi provvedimenti presi dal governo dimissionario di Mario Draghi, figura anche lo stop al bonus 200 euro per potenziare invece un’altra voce: l’esonero contributivo che è in vigore dall’inizio del 2022, provvedendo inoltre ad incrementare le pensioni. Ma l’aumento in busta paga interessa solo una parte degli italiani, di fatto non tutte le categorie di lavoratori potranno beneficiare di una simile misura. In pratica l’aumento degli stipendi da agosto a dicembre 2022 coinvolgerà esclusivamente una ridotta platea di utenti, questa è una significativa differenza rispetto a quello che promuoveva il bonus 200 euro, che è stato eliminato e sostituito da questa nuova misura di sostegno per il mondo del lavoro.
A partire dal mese di agosto, e per sei mesi di fila fino al mese di dicembre 2022, gli stipendi risulteranno più alti per i professionisti che dichiarano redditi fino a 35mila euro annui lordi. Il bonus di 200 euro era rivolto a tutti i lavoratori dipendenti, autonomi e pensionati fino a 35.000 euro di reddito lordo anno, ma questo tetto massimo potrebbe essere abbassato per distribuire le risorse economiche ai redditi più bassi.
Sostanzialmente il governo è intervenuto per incrementare la voce “esonero contributivo” che così passa dallo 0,8% all’1,8%, non intaccando le pensioni che potranno a loro volta beneficiare di un leggero aumento ma solo in precisi casi. Infatti i pensionati a partire dal mese di ottobre, da quanto preventivato dal decreto Aiuti-bis, potranno ricevere un aumento, una rivalutazione degli assegni pensionistici da ascrivere al peso dell’inflazione nel primo semestre, con lo scopo principale di sostenere il potere di acquisto dando maggiore supporto ai redditi più bassi.
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