Negli ultimi giorni il moltiplicarsi dei casi di epidemia virus respiratorio sinciziale dei neonati sta attanagliando il nostro Paese da Nord a Sud. Il presidente della Società italiana per le malattie respiratorie infantili (Simri), Fabio Midulla, responsabile del Pronto soccorso pediatrico del Policlinico Umberto I di Roma, a proposito del virus ha riferito ai microfoni dell’Adnkronos Salute che l’epidemia è arrivata con un largo anticipo, circa 2 mesi prima.
I piccoli pazienti ricoverati negli ultimi giorni per sintomi legati a bronchioliti e polmoniti a Padova, Roma e Reggio Calabria risultano al momento circa una trentina di casi, ma si ritiene che il numero crescerà, delineando il quadro di una epidemia dilagante del virus respiratorio sinciziale. Fabio Midulla spiegando la trasmissibilità del virus ha precisato che tende a colpire i piccoli di pochi mesi di vita in modo più severo, causando bronchiolite e sintomi a carico delle basse vie respiratorie; ma può contagiare anche i bambini più grandi e gli adulti scatenando: febbre, tosse, rinofaringite.
I recenti casi a carico dei neonati hanno evidenziato una mancanza di protezione degli anticorpi materni per questo il virus, che di solito imperversa tra dicembre e gennaio, è giunto con largo anticipo. Il virus ha iniziato a colpire i piccoli privi di anticorpi per poi contagiare gli altri membri della famiglia, e rispetto agli anni passati ha già determinato delle forme gravi con neonati che necessitano di ossigeno e di essere reidratati. Tra i pazienti più colpiti dal virus respiratorio sinciziale ci sono i piccoli pazienti prematuri o con comorbidità o fragilità.
Dal momento che non esiste un trattamento ad hoc si interviene con una terapia di supporto talvolta con l’ossigeno o una flebo, se però i problemi respiratori sono gravi può essere necessario il casco. Attualmente la prevenzione è il solo scudo protettivo, perché non esiste alcun vaccino contro il virus respiratorio sinciziale (Rsv – Respiratory syncytial virus).
Si stanno testando in laboratorio tre sperimentazioni giunte in fase III, ovvero dei vaccini per le mamme e delle terapie con anticorpi monoclonali, ma si tratta di cure previste solo per i prematuri ed i pazienti fragili. Gli esperti raccomandano dunque le consuete misure precauzionali che passano per il lavaggio delle mani, il distanziamento e l’isolamento del piccolo paziente fino alla completa guarigione, l’uso della mascherina.
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