Il senatore di Fratelli d’Italia, Lucio Malan ha denunciato in un’interrogazione parlamentare al ministro dell’Istruzione Bianchi quando accaduto in una scuola primaria, dove una madre ha protestato con la direzione dopo aver scoperto da suo figlio che venivano impartite delle lezioni Lgbt a scuola non autorizzate.
Dopo aver fatto presente quanto accaduto nella classe del figlio, ossia lo svolgimento di lezioni non autorizzate dalle famiglie su temi riguardanti diritti e comunità Lgbt e gender, è arrivata la risposta delle maestre. A quanto pare, come riferito dal Secolo d’Italia, a fine anno scolastico il figlio della signora che si è lamentata con la direzione della scuola primaria frequentata dal bambino, il figlio sarebbe stato penalizzato con voti ribassati malgrado si trattasse di un alunno studioso con profitto.
Per denunciare la vicenda con protagonista la protesta di una mamma per le lezioni Lgbt a scuola non autorizzate dalle famiglie, il senatore di Fratelli d’Italia Lucio Malan ha presentato un’interrogazione parlamentare esordendo: “Benvenuti nella nuova ‘buona scuola’ che apparecchia tavola al regime Zan, dove chi dissente subisce rappresaglie”.
Nel corso del suo intervento Malan ha riportato la vicenda delle lezioni Lgbt a scuola non autorizzate, registratasi durante l’anno scolastico 2020/2021 e che ha visto per protagonista la madre di un ragazzino di 11 anni che ha frequentato la quinta della scuola primaria del convitto nazionale Umberto primo di Torino. Come tutti i genitori anche lei ha dato il consenso al piano dell’offerta formativa, dopo averne preso visione e nel quale figurava anche il corso di educazione sessuale con il programma didattico che sarebbe stato trattato nell’anno scolastico.
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Soffermandosi sulla vicenda l’esponente politico precisa a proposito del bambino: ” È sano, bene educato e ben seguito dalla madre nonché da sempre studioso con profitto. In matematica, materia nella quale alla fine del 2020 si è classificato a livello nazionale nell’ambito di una nota competizione accreditata presso il ministero dell’Istruzione”. Poi la madre ha ricevuto lo scorso 22 aprile nella chat su WhatsApp dei genitori della classe del figlio delle foto da parte di un’insegnante, relative a dei cartelloni realizzati dai ragazzi contenenti scritte in favore delle comunità Lgbt. La signora ha così interrogato il figlio scoprendo che sono state le maestre a realizzare il lavoro e che i ragazzi hanno seguito le indicazioni delle maestre.
Dopo aver saputo che si trattava di un lavoro non inerente al programma di educazione sessuale al quale i genitori avevano dato il loro consenso informato, la madre ha deciso di protestare scrivendo il 27 aprile 2021 un’e-mail all’insegnante, segnalando che si trattava di lezioni Lgbt a scuola non autorizzate. La docente a sua volta ha replicato asserendo che le lezioni Lgbt sarebbero state affrontate dietro “una forte richiesta da parte di alcuni alunni della classe” precisando una trattazione adeguata all’età degli alunni, e focalizzando l’attenzione sul rispetto della diversità, chiamando in causa l’ex articolo 21 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea.
Ma il figlio della signora non ha confermato la versione della maestra sulla richiesta avanzata da alcuni alunni, perciò la donna ha voluto incontrare il rettore della scuola che ha preso le parti delle insegnanti. Una vicenda che si è conclusa con una sorta di rappresaglia al momento della consegna della pagella a fine anno scolastico. Il figlio della signora si è visto penalizzare: tutti i suoi voti finali erano stati abbassati, e la madre sospetta che si sia trattata di una vendetta per le sue rimostranze per le lezioni Lgbt a scuola non autorizzate.
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